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Il parere del Prof. Giorgio Celli su ciò che sta accadendo proprio ora che anche il Danubio è stato contaminato. Che ne sarà della sua biodiversità? Ascolta l’intervento Gli ultimi…
Il parere del
Prof. Giorgio Celli su ciò che sta accadendo proprio ora che
anche il Danubio è stato contaminato. Che ne sarà
della sua biodiversità?
Ascolta l’intervento
Gli ultimi aggiornamenti
15/10/2010 – Riapre
i battenti l’impianto di proprietà della Mal
Zrt da cui si è verificato lo sversamento di
fanghi tossici. La decisione è stata presa dal governo che
ha preso il controllo dello stabile. La protezione civile ungherese
ha inoltre concesso alle persone evacuate dal vicino villaggio di
Kolontar di tornare nelle loro case nel pomeriggio. Ma le
associazioni ambientaliste si sono fatte sentire: “Crediamo sia
giunto il momento che le autorità ungheresi informino
adeguatamente la gente, invece di pensare solo a terminare
l’evacuazione del villaggio di Kolontar.”. E’ quanto ha affermato
Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di
Greenpeace.
13/10/2010 – Greenpeace, in una newsletter inviata ai suoi
numerosissimi sostenitori, ha rivelato ciò che le
autorità locali hanno taciuto. Secondo analisi effettuate
presso l’Austrian Federal Environment Agency di Vienna e al
laboratorio Balint di Budapest, i fanghi conterrebbero valori
allarmanti di metalli pesanti. “Oltre
a mercurio e cromo, elevata soprattutto la concentrazione di
arsenico“. Il comunicato si conclude con questa
domanda che rivela un po’ di amarezza: “Perché deve essere
sempre Greenpeace a pubblicare dati sconcertanti e informare sulla
realtà dei fatti?
12/10/200 – Il portavoce del governo ungherese Anna Nagy Zoltan
Bakonyi ha affermato che l’amministratore delegato dell’azienda
ungherese MAL, Zoltan Bakonyi, è stato fermato dalla polizia
per 72 ore. L’uomo sarebbe stato interrogato perché
sospettato di “aver messo in pericolo la sicurezza pubblica
causando diversi morti e danni all’ambiente”.
Intanto il primo ministro Viktor Orban ha disposto il
commissariamento dell’azienda e assicurato gli abitanti di Ajka sul
futuro. Verranno risarciti i danni a persone e cose mentre i
lavoratori dell’azienda incriminata non rimarranno soli.
11/10/2010 – La fauna del fiume Marcali è rimasta seriamente
compromessa dallo sversamento dei fanghi rossi. È quanto ha
affermato il portavoce della protezione civile ungherese Tibor
Dobson: “L’ecosistema del fiume è stato condannato a morte a
causa del valore troppo alto del ph del fango rosso”. Ora
l’attenzione si è spostata sul Danubio e il Raba.
Infatti, i fanghi tossici hanno già raggiunto il Danubio, ma
secondo le autorità competenti non dovrebbero esserci rischi
per la popolazione. La speranza è che si verifichi un
effetto diluizione che riduca le conseguenze anche a livello
ambientale. Secondo quanto dichiarato da Loredana Musumeci,
direttore del dipartimento Ambiente dell’istituto Superiore di
Sanità “a questo punto si può intervenire con
barriere assorbenti, ma tecnicamente e’ difficile. Per fortuna il
Danubio è un fiume di grande portata, quindi dovrebbe avere
la capacita’ di diluire le sostanze presenti nei fanghi, anche se
per esserne certi bisognerebbe sapere esattamente le quantita’ che
si stanno riversando nel fiume”.
Nonostante lo sversamento sia avvenuto in Ungheria, ora
l’attenzione si sta spostando sul territorio serbo. Il Danubio,
infatti, percorre circa 600 km prima di entrare entro i confini di
Bulgaria e Romania. Ultima tappa: il Mar Nero.
L’episodio
Un milione di metri cubi di
allumina, un fango rosso corrosivo e altamente tossico, sono
straripati dal deposito all’aperto dell’impianto per la lavorazione
dell’alluminio di Ajka, nell’Ungheria occidentale. L’incidente ha
provocato la morte di otto persone e centoventi feriti.
L’area contaminata si estende sul territorio di tre province
pari a una superficie di circa quaranta chilometri quadrati. Tutte
hanno dichiarato lo stato d’emergenza per disastro
ambientale.
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha imposto, tramite
il sottosegretario all’ambiente, la sospensione della produzione
dello stabilimento in attesa che vengano accertate le cause e fatta
la conta dei danni che si stima essere pari a 37 milioni di
euro.
Il problema principale della fuoriuscita di questi fanghi
risulta essere la loro corrosività che ha provocato diverse
ustioni tra i feriti che ne sono entrati in contatto. Per questo
motivo, oltre quattrocento persone sono state evacuate dalle loro
abitazioni. Unica nota positiva: la caratteristica di questi fanghi
è quella di non sprigionare, a basse temperature, gas
pericolosi che possono diffondersi nell’atmosfera.
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