Lo status del lupo cambia dando più libertà agli abbattimenti. Avremmo invece bisogno di più prevenzione. Ne parliamo con il responsabile area animali selvatici di Lav, Massimo Vitturi.
Il Consiglio europeo ha approvato in via definitiva la proposta di cambiare lo status del lupo da animale “rigorosamente protetto” a “protetto”. La richiesta era stata fatta a dicembre 2023 dalla Commissione europea ed è stata votata il 26 settembre dal Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Unione europea (Coreper) che ha approvato il declassamento della specie.
#Lupo meno protetto: il via libera al cambio dello status, una decisione insensata, un grave errore e un duro colpo per la tutela di questa specie. A rischio tutti gli sforzi fatti ad oggi per promuovere la coesistenza tra l’uomo e i grandi carnivori.👇https://t.co/KHMlLdgJZQ
Cosa ci aspetta con il cambio dello status del lupo
Ora serve il parere del comitato permanente della Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei, conosciuta come la Convenzione di Berna. L’accordo, firmato nel 1979, è uno strumento giuridico internazionale che vincola i Paesi firmatari ad attuare politiche concrete per la salvaguardia dell’ambiente e della natura. Se dovesse esserci l’ok dei due terzi del comitato della Convenzione, l’Unione europea potrà modificare la direttiva comunitaria habitat del 1992: la legge europea che attua i principi e i contenuti della Convenzione di Berna. Una volta modificata la direttiva habitat bisognerà aspettare il recepimento della normativa da parte dei singoli Stati. A quel punto il nuovo regime legislativo in materia di lupi diventerà operativo.
Le misure di prevenzione possibili
In Europa si trovano attualmente 21.000 esemplari di lupi, mille in più rispetto lo scorso anno. L’obiettivo della modifica è quello di facilitare l’abbattimento dei lupi in Europa per venire incontro alle richieste degli allevatori che vogliono un intervento dell’Unione europea per interrompere le predazioni. “Il problema è che si tratta di misure inutili oltre che crudeli”, – spiega a LifeGate Massimo Vitturi, responsabile per l’area animali selvatici di Lav (Lega anti vivisezione). “Diversi studi hanno dimostrato che disgregare i branchi, attaccando i lupi, aumenta le possibilità che il gregge venga attaccato. Basterebbe che gli allevatori adottassero sistemi di prevenzione come le recinzioni elettrificate e i cani da guardiania, messi a disposizione dalle Regioni, per impedire gli attacchi da parte dei lupi ma non c’è volontà da parte degli allevatori di favorire la convivenza attraverso l’uso di queste misure”.
Gli sforzi di conservazione negli ultimi cinquant’anni
Nonostante ora sia diventato il simbolo mediatico della paura e del pericolo (così come è successo con l’orso) il lupo è stato oggetto di un grande sforzo di conservazione nel corso degli anni. A fine anni ’70 i lupi in Europa erano sull’orlo dell’estinzione. Decenni di caccia avevano messo seriamente a rischio la sopravvivenza di questa specie. Gli sforzi per preservare la biodiversità, attraverso la colonizzazione di determinate aree e la reintroduzione artificiale, hanno portato negli anni a ottimi risultati e ora il lupo è fuori pericolo. L’animale è considerato, infatti, fondamentale per il mantenimento di un ecosistema equilibrato considerato che è al vertice della catena alimentare. “La volontà di intensificare le misure anti-lupo sembra più che altro rispecchiare il desiderio politico di fare terrorismo psicologico per fini elettorali”, spiega Vitturi. Vedremo cosa succederà, quello che è certo è che le associazioni animaliste faranno di tutto per impedire che gli sforzi di conservazione attuati negli anni per preservare la specie risultino vani.