Usa, battuta la lobby del petrolio

Nel Paese che non ha mai voluto sottoscrivere il Protocollo di Kyoto, le lobby del petrolio hanno subito una sconfitta da segnare sui libri di storia.

Una sentenza della Corte d’Appello del distretto della Columbia
(Washington) ha sancito che l’Epa, Agenzia per la protezione
dell’ambiente, ha il diritto di fissare i limiti delle emissioni di
gas serra di automobili e impianti industriali, considerando
finalmente quello del riscaldamento globale un problema reale e non
opinabile.

A dispetto dei vari documenti prodotti nel corso degli anni
dall’Ipcc, il panel internazionale di scienziati
che si occupano di riunire dati sul tema del cambiamento climatico,
il Parlamento di Washington cela infatti numerosi negazionisti,
ossia persone pronte ad affermare che il riscaldamento globale in
corso non abbia alcuna causa antropica, ma solo cause naturali,
considerando dunque inutili le politiche ambientali non solo
dell’Environmental protection agency, ma anche delle Nazioni
unite.

 

I giudici statunitensi, stavolta, hanno dato invece ragione
alla comunità internazionale e hanno respinto le
dichiarazioni di chi accusa l’Epa di far uso di una “scienza
viziata da troppa incertezza”, sostenendo invece che l’ente si
basa, per le sue considerazioni, su “dati empirici e prove
scientifiche”.

 

La notizia è stata riportata dalla rivista Science e
soddisfa l’ala democratica del Parlamento, più attenta alle
questioni ambientali e di salute pubblica; i repubblicani, invece,
con maggiori interessi nel settore petrolifero, di dicono scontenti
e promettono di dare battaglia.

 

La decisione ricalca un’altra sentenza già prodotta
dalla Corte suprema americana con cui si ribadiva
che l’Epa possiede le competenze tecnico-scientifiche per valutare
i rischi sull’ambiente e sulla salute delle emissioni di gas a
effetto serra e ha quindi il diritto di prendere dei
provvedimenti.

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