Vivisezione batte ricerca 1-0

La direttiva 86/609 sulla vivisezione

“Come dire che abbiamo rilanciato le regole per la locomotiva a
vapore, invece noi disponiamo dei jet”. Sono state queste le prime
parole della fondatrice e coordinatrice di Equivita, il comitato
scientifico antivivisezionista che unisce e coordina i medici e gli
scienziati che aderiscono alla lotta contro la sperimentazione
animale.

Come vi abbiamo già raccontato in precedenza, la
direttiva rende possibile sperimentare su una stessa cavia fino a
tre volte, se si ritiene che l’intensità di dolore sia stata
“moderata”, consente esperimenti senza anestesia, permette anche
l’utilizzo di cani e gatti randagi.

Il motivo della delusione delle associazioni che si battono contro
la vivisezione, però, non è solo di natura etica.
Anzi. La preoccupazione riguarda anche gli aspetti di
affidabilità scientifica dei test e i risvolti
economici.

“Abbiamo bloccato l’avanzamento scientifico in Europa nel campo
della ricerca biomedica. Questa nuova direttiva non prevede per il
futuro delle elasticità che consentano poi il rinnovamento.
Non prevede, ad esempio, che nel caso esistano nuovi metodi
considerati affidabili e validati dall’Ue, questi metodi debbano
sostituire la sperimentazione animale.”

La Pratesi ci ricorda che negli Stati Uniti il trend è
esattamente opposto: già nel 2007 l’Epa, Environment
protection agency, sotto la pressione delle associazioni
animaliste, ha richiesto all’Academy of science di stilare un
rapporto sulle sostanze chimiche velenose del XXI secolo,
domandando nello specifico se c’era la possibilità di
sostituire i test sulle cavie con test in vitro.

Il documento che ne è scaturito, “Tossicologia del XXI
secolo, una visione, una strategia”, recita così: “E’
necessario un radicale cambiamento di paradigma per garantire sia
uno screening completo delle sostanze chimiche, che una base
più scientifica nel valutare gli effetti su salute e
ambiente, come pure una riduzione dei tempi e dei costi. […] Le
prove di tossicologia saranno trasferite dall’animale ai metodi in
vitro, ovvero all’osservazione delle cellule che consentono di
valutare i cambiamenti nei processi biologici”.

Il metodo in vitro, oltre ad essere più economico e
più rapido, consente di effettuare direttamente test su
cellule umane, garantendo maggior affidabilità.
La direttiva appena approvata impone invece la sperimentazione
animale per le 30.000 sostanze chimiche regolamentate dal REACH,
ovvero Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals, la
cui tossicità è da verificare nei prossimi anni.

Ma se è svantaggiosa dal punto di vista economico,
scientifico ed anche etico, allora perché la direttiva
è stata votata ed approvata? Secondo Fabrizia Pratesi “I
deputati che hanno espresso questo voto non hanno voluto
documentarsi. Hanno prevalso gli interessi delle industrie
chimico-farmaceutiche su quelli della salute, dell’ambiente e dei
cittadini”.

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