Essere Animali

Anche Esselunga dice no al foie gras, grazie all’indagine di Essere Animali

Sono già quattro, in poco più di un anno, le catene di supermercati che hanno scelto di non vendere più foie gras. L’ultima è Esselunga, uno dei più importanti nomi della grande distribuzione organizzata (Gdo), presente in Italia con 150 supermercati e ipermercati. A spingere queste aziende verso la decisione di non vendere più foie gras –

Sono già quattro, in poco più di un anno, le catene di supermercati che hanno scelto di non vendere più foie gras. L’ultima è Esselunga, uno dei più importanti nomi della grande distribuzione organizzata (Gdo), presente in Italia con 150 supermercati e ipermercati.

foie gras essere animali
Anche quando la legge viene rispettata, gli animali sono rinchiusi in gabbie di gruppo , senza poter soddisfare molte esigenze etologiche, come la necessità di immergersi in acqua o di interagire in gruppi sociali non imposti. Privazioni che, in queste condizioni di sovraffollamento, possono degenerare in forte stress e conseguenti aggressioni fra animali © Essere Animali

A spingere queste aziende verso la decisione di non vendere più foie gras – a partire dal gruppo Pam-Panorama (153 punti vendita), poi Eataly (considerato dalla rivista Forbes uno dei brand più influenti al mondo), il Consorzio nazionale Conad (per tutti i prodotti referenziati e quelli a marchio) e infine Esselunga – è stata una serie di fattori che può essere utile analizzare.

Una campagna con una base solida, l’investigazione

La campagna si chiama #ViaDagliScaffali ed è nata dopo che il team investigativo di Essere Animali ha documentato la produzione di foie gras negli allevamenti francesi, nella nazione simbolo di questo cibo considerato di lusso ma dietro cui si nasconde un procedimento causa di gravissime sofferenze a milioni di anatre e oche, sottoposte ad alimentazione forzata.

Le immagini del video sono adatte ad un pubblico adulto e non possono lasciare indifferenti. La base solida della nostra campagna è proprio l’investigazione, che ci ha permesso di dare concretezza alle nostre richieste. Quasi a voler dire: queste sono le condizioni in cui vengono allevati gli animali per la produzione di foie gras, questa è l’alimentazione forzata, davvero volete continuare a venderlo?

Un obiettivo fattibile, con un effetto concreto sul mercato del foie gras

La scelta di rivolgerci ai supermercati invece di chiedere, ad esempio, un divieto nazionale all’importazione, non è casuale. L’alimentazione forzata è una pratica condannata e vietata anche dall’Unione europea che però ha concesso ad alcuni paesi, tra cui appunto la Francia (gli altri sono Spagna, Ungheria, Belgio e Bulgaria) di continuare a produrlo.

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L’alimentazione forzata è una pratica condannata e vietata anche dall’Unione europea che però ha concesso ad alcuni paesi, tra cui la Francia, di continuare a produrlo. In Italia, invece, è vietata.

Le esportazioni fanno il resto e così il foie gras arriva anche in Italia, dove invece l’alimentazione forzata è illegale. Ma chiedere un divieto nazionale all’importazione ci avrebbe sicuramente esposto ad una campagna lunga e difficile e così abbiamo scelto, per ora, un obiettivo parziale, sicuramente più fattibile ma con un effetto concreto sul mercato del prodotto: convincere le catene di supermercati italiani a non vendere più foie gras.

Le persone sono il fattore più importante

“Cosa ha spinto Esselunga e altri supermercati a cessare le vendite di foie gras?”. A questa domanda si potrebbe rispondere semplicemente: le persone. In migliaia hanno firmato la petizione, aderendo alla settimana d’azione che abbiamo lanciato per chiedere all’azienda di esporsi e di rendere pubblica la scelta di non acquistare più foie gras, dopo un impegno comunicato al telefono alla nostra associazione.

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Il flash mob organizzato da Essere Animali davanti a un’Esselunga a Milano, contro il foie gras © Essere Animali

Un flash mob realizzato davanti all’Esselunga in via Certosa a Milano, ripreso anche da quotidiani online della città, ha fatto da corollario a quattro giorni consecutivi di protesta sui social che hanno permesso a centinaia di persone di esprimere pubblicamente il proprio dissenso, spingendo l’azienda a doversi interfacciare con i consumatori fino alla tanto attesa dichiarazione pubblica.

Forte di questa nuova vittoria, la campagna #ViaDagliScaffali continua. Le prossime richieste saranno indirizzate ad Auchan, Bennet e Carrefour, verso cui già 70 mila persone si sono mobilitate attraverso la petizione.

L’alimentazione forzata è una tortura e ognuno di noi può fare qualcosa, nel suo piccolo, per porvi fine. Abbiamo visto che funziona.

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