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Incentivi qua e là alla transizione ecologica delle imprese; nuovi fondi per rischio idrogeologico e calamità. Ma anche il solito rinvio delle imposte ambientali; nessun investimento diretto su energie rinnovabili, efficienza energetica o trasporti sostenibili, che anzi vengono definanziati. E infine, quella scelta di finanziare pesantemente il comparto militare. La bozza della manovra 2026-2028 che da qui a dicembre verrà esaminata e forse modificata in Parlamento conferma l’ambiente come voce trasversale ma non prioritaria: presente nei bilanci di ministeri diversi, ma senza una strategia unitaria che lo leghi crescita economica. Le risorse si concentrano soprattutto su transizione ecologica, protezione del territorio e gestione delle emergenze climatiche, con alcuni incentivi indiretti alle imprese che investono in tecnologie sostenibili.