Strade come fiumi, dapprima di acqua e poi di fango. Case allagate, piani terra inagibili. Dopo più tre giorni, le devastazioni lasciate dall’alluvione nelle Marche sono ancora evidenti. Si continua a scavare il fango e a cercare i dispersi, due, che con ogni probabilità andranno ad ingrossare prima o poi il conto delle vittime, a oggi fermo a 11.

Continua incessante anche il lavoro di operatori e volontari per dare supporto alla popolazione e ripristinare la viabilità: più di mille sono stati in questi giorni gli uomini e le donne della Protezione Civile sul campo impegnati nella ricerca, soccorso e assistenza alla popolazione.

A Senigallia, il centro più grande tra quelli colpiti dall’alluvione nelle Marche, il trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, è ancora fermo, per motivi di sicurezza legata alla non completa transitabilità di molte vie del territorio. E la situazione non è certo migliore negli altri paesi. Nel frattempo montano le polemiche sull’esondazione del fiume Misa, a Senigallia: dopo il precedente dell’alluvione del 2014, non è più stata effettuata la pulizia dell’alveo.