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Lo stop alla caccia commerciale delle balene

La tutela delle balene rappresenta da sempre una priorità per Greenpeace che, nel 1975, ha lanciato una campagna per impedire la caccia di questi meravigliosi cetacei, affrontando le baleniere in mare aperto, fermando gli arpioni con i gommoni e portando per la prima volta le immagini di questa crudele pratica nelle case della gente, che ha cominciato a unirsi alle proteste. Finché, nel 1982, la Commissione baleniera internazionale (Iwc, International whaling commission) ha finalmente vietato la caccia commerciale delle balene, con una legge poi entrata in vigore nel 1986.

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Fino alla seconda metà degli anni 80, in Spagna era ancora legale cacciare le balene e la Galizia era una delle aree più attive per questa industria © Todd Cravens/Unsplash

Alcuni paesi – Norvegia, Islanda e Giappone – continuano imperterriti a violare la moratoria, nascondendo i propri crimini dietro a presunti “scopi scientifici”. Senza dimenticare che le balene sono minacciate anche dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. Altre battaglie sono state vinte nel corso di questa lunghissima guerra: nel 1999 i ministri di Francia, Italia e Principato di Monaco hanno annunciato la nascita nel mar Ligure del Santuario delle balene, chiesto dieci anni prima da Greenpeace. È grazie alle proteste dell’organizzazione che l’utilizzo di reti spadare – impiegate per la pesca del pesce spada, ma spesso letali per i cetacei – è stato proibito dalle Nazioni Unite, dall’Unione europea e dal nostro paese.