Gli scienziati credono che il declino di balene grigie e megattere derivi anche dalla scarsità di cibo provocata dall’aumento delle temperature oceaniche.
Tra dicembre e febbraio, migliaia di esemplari di balena grigia (Eschrichtius robustus) migrano dalle fredde acque dell’oceano Pacifico settentrionale verso quelle più calde della Bassa California, in Messico, per dare alla luce i propri cuccioli. Prima di affrontare questo viaggio faticoso, le madri devono accumulare grandi riserve di energia, principalmente sotto forma di grasso. Tuttavia, per colpa del riscaldamento delle acque la popolazione di anfipodi, piccoli crostacei che sono alla base della loro alimentazione, sta subendo un drammatico decadimento. Di conseguenza, le balene non hanno cibo a sufficienza e molte di loro non riescono a portare a termine la traversata, oppure muoiono prima di aver fatto ritorno a casa.
È quanto suggeriscono Fredrik Christiansen dell’Università di Aarhus, in Danimarca, e Lars Bejder dell’Università delle Hawaii a Manoa. I due ricercatori hanno cominciato a monitorare lo stato di salute dei cetacei nel 2017, grazie all’utilizzo di droni. Nel 2018 hanno riscontrato un peggioramento delle loro condizioni, che nel 2019 è coinciso con un calo del tasso di riproduzione.
In quell’anno avrebbe avuto inizio quello che gli scienziati definiscono unusual mortality event e che, dopo aver già causato la morte di 378 esemplari, entra ora nel terzo anno consecutivo. “Sembra che molte balene grigie stiano lasciando i loro luoghi di alimentazione già in uno stato nutrizionale scadente. E una volta completata la stagione riproduttiva in Messico, esaurite le energie, muoiono di fame”, spiega Christiansen. In ogni caso, verranno svolte ricerche ulteriori per dimostrare questa tesi con certezza.
Cosa succede nell’oceano Atlantico
Una situazione analoga è stata riscontrata nell’oceano Atlantico, dove il declino riguarda le megattere (Megaptera novaeangliae). Nel golfo di San Lorenzo, in corrispondenza della costa canadese, negli ultimi 15 anni è stato registrato un significativo calo delle nascite. La colpa sarebbe anche in questo caso del riscaldamento globale, che sta riducendo il numero di aringhe di cui le femmine si cibano. Secondo Joanna Kershaw, leader del team che ha preso in esame l’area, le madri faticano anche ad allattare i piccoli, senza cibo a sufficienza.
Humpback whales may be struggling to breed as climate crisis depletes food https://t.co/UWA4aqsUhh
Proteggere le balene è fondamentale sia perché dalla loro presenza dipende il benessere degli ecosistemi di cui fanno parte, sia perché rappresentano per noi un’arma nella lotta contro i cambiamenti climatici. Il loro sterco, infatti, funge da fertilizzante per il fitoplancton, il plancton vegetale, che gioca un ruolo cruciale nella regolazione del clima in quanto assorbe anidride carbonica e, al termine del suo ciclo vitale, sprofonda negli abissi trascinandosi dietro il carbonio.
Una storia di scarsa conoscenza delle leggi nazionali, totale impunità per i reati di bracconaggio e l’evidente aumento del turismo venatorio internazionale.
Le specie aliene rappresentano una minaccia per la biodiversità globale. Alcune però sono a loro volta in pericolo di estinzione nelle aree da cui provengono. Un paradosso conservazionistico. È giusto proteggerle?
L’innovativa idea di utilizzare le api come deterrente naturale sta migliorando il rapporto tra gli agricoltori e gli elefanti, riducendo anche i conflitti.
Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera