Un anno dopo, sempre in occasione della tappa romana della Formula E, abbiamo incontrato Eugenio Franzetti, direttore DS Performance, per fare un punto a una tappa (quella di Londra) dal termine della nona stagione dell’ABB FIA Formula E World Championship. Un campionato che ha visto in pista la terza generazione dell’auto DS E-TENSE FE, riconoscibile dalla livrea nera e oro. Abbiamo colto l’occasione per capire come si sono evolute le vetture Gen3, le più veloci mai viste nel campionato mondiale di Formula E, con una velocità massima di 280 km/h, più leggere di 60 chili rispetto alla Gen2, più efficienti con oltre il 40 per cento dell’energia utilizzata in gara proveniente dalla frenata rigenerativa.

DS Performance è da sempre uno dei grandi protagonisti del Campionato mondiale di Formula E, il punto a una tappa dalla finale di Londra

La tappa romana della Formula E è stata anche l’occasione non solo per fare il punto sulla stagione 2023 a una tappa dalla finale inglese, ma anche sulle innovazioni introdotte dalla nuova generazione di vetture, la Gen 3. Sul ruolo crescente della leggerezza nel Motorsport, della miniaturizzazione, dell’ottimizzazione, insomma tutti quegli aspetti che hanno poi una maggiore ricaduta sulle auto elettriche destinate al grande pubblico.

Perché la Formula E può avere un ruolo “pedagogico” per la mobilità elettrica

Ma pochi minuti non bastano per approfondire così tanti temi legati alla mobilità elettrica. Così la nostra intervista con Eugenio Franzetti è proseguita oltre, una lunga chiacchierata su aspetti legati alla partecipazione di DS alla Formula E, ma anche più generali. Ecco cosa ne è emerso.

Come si diventa il marchio costruttori che ha vinto di più nella Formula E?
Per spiegare il nostro impegno nella Formula E partirei dalla grande coerenza strategica del marchio DS. Basti pensare che il marchio è nato nel 2014 e solo qualche mese dopo nasceva un dipartimento dedicato al Motosport, DS Performance, con l’obiettivo di supportare l’accelerazione tecnologica a vantaggio della progressiva elettrificazione. Un posizionamento, quello del marchio DS all’interno del gruppo (Stellantis, ndr), da subito proiettato all’avanguardia con l’obiettivo di sfruttare il Motosport e la Formula E come strumenti di ricerca e sviluppo. DS partecipa a queste gare dal 2015, di fatto dal momento in cui sono stati coinvolti i costruttori auto. Da lì è stato sostanzialmente un crescendo di esperienze acquisite e poi tramandate, trasferendo molte innovazioni sulle vetture di serie, sfruttando i numerosi successi; in 8 stagioni siamo il marchio fra i costruttori che ha vinto di più in Formula E, con 4 titoli, 2 costruttori e 2 piloti. Grazie all’impegno sportivo i modelli DS elettrificati vivono delle esperienze fatte con le passate generazioni di auto, a partire dalla generazione 1, passando dalla generazione 2, fino all’attuale 3, i cui sviluppi e innovazioni ricadranno sui futuri modelli.

Oltre all’alto contenuto di innovazione, cos’altro vi ha spinto a partecipare alla Formula E?
Il Motosport è anche un grande strumento di comunicazione, che abbiamo scelto per dare un’accelerazione all’immagine e alla notorietà del marchio. Si potevano scegliere altri strumenti di marketing, invece si è scelto il Motosport perché l’esperienza in gara abbinata alla ricerca e allo sviluppo diventa uno strumento ideale per raccontare un marchio giovane come DS, che ha potuto così beneficiare di tutta la visibilità di un campionato mondiale come quello di Formula E, anche in termini di immagine a seguito dei grandi successi ottenuti nelle varie stagioni.

In che modo la Formula E può aiutare la diffusione della mobilità elettrica?
In questo senso la formula E ha quasi un ruolo pedagogico, ossia quello di raccontare la mobilità elettrica. Seppur una mobilità portata all’estremo come nel Motorsport, la Formula E permette a un vasto pubblico di capire anzitutto quanto possano essere performanti le vetture elettriche, quanto in così poco tempo siano progredite da un punto di vista tecnico. Se pensate che nella auto della Generazione 1, che vuol dire solo 9 anni fa, era necessario sostituire le vetture per fare una gara intera, perché l’autonomia della batteria non era sufficiente, oggi le nostre auto hanno una batteria nettamente più piccola ma che permette di affrontare un’intera gara, con performance molto elevate; pensate che possono accelerare in poco più di 2 secondi da zero a 100 chilometri orari, con velocità massime attorno ai 280 km/h. In questo modo la Formula E trasmette anche un messaggio di sviluppo tecnologico fortissimo, uno sviluppo rapido, costante, che riguarda aspetti come l’autonomia ma anche il piacere di guida. Quasi un messaggio di vicinanza per una mobilità elettrica pensata nelle sue prime fasi come una mobilità soprattutto urbana. Ecco, anche per questo la Formula E si disputa nelle città, su percorsi urbani, per restare vicino alle persone, senza però inquinamento acustico o ambientale. La Formula E è un campionato estremamente moderno, già proiettato verso quello che potrebbero essere le competizioni automobilistiche del futuro.