Il Botswana vende all’asta le licenze per uccidere quasi trecento elefanti nel 2020
Il governo del Botswana ha venduto all’asta le vite di trecento elefanti in cambio di cospicue somme di denaro da parte di facoltosi cacciatori di trofei.
Il governo del Botswana ha venduto all’asta le vite di trecento elefanti in cambio di cospicue somme di denaro da parte di facoltosi cacciatori di trofei.
Un video girato dalla Cnn in Cina mostra dei cuccioli di elefante rinchiusi in piccole gabbie. A condannarli a questo amaro destino è stato il loro paese, lo Zimbabwe, che li ha venduti “per proteggere la specie”.
Tripadvisor, Airbnb e Booking dicono basta ai maltrattamenti sugli animali: non venderanno più biglietti per attrazioni che non li rispettano.
I pachidermi, che vivevano nel parco nazionale di Chobe, sono vittime di una delle peggiori siccità degli ultimi decenni del Paese.
L’uccisione degli elefanti da parte dei bracconieri contribuisce ai cambiamenti climatici. Fabio Berzaghi, autore della ricerca, spiega perché.
Come se gli animali selvatici non corressero già abbastanza rischi, adesso anche i selfie contribuiscono a mettere in pericolo molte specie.
Nello stato del Botswana, in Africa, è di nuovo possibile cacciare gli elefanti. Il presidente ritiene sia necessario ridurre il numero di esemplari che è il più alto nel continente.
La cinese Yang Feng Glan, arrestata nel 2015, era al vertice di un’organizzazione criminale responsabile del traffico internazionale illegale di avorio.
Il fenomeno riguarda gli elefanti femmina e, si è ipotizzato, potrebbe essere un adattamento al bracconaggio, ma la spiegazione è probabilmente un’altra.
Avvenuto vicino ad un santuario della fauna selvatica, è il più grave atto di bracconaggio compiuto in Africa ai danni degli elefanti.