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I pachidermi, che vivevano nel parco nazionale di Chobe, sono vittime di una delle peggiori siccità degli ultimi decenni del Paese.
La terribile siccità che sta colpendo l’Africa meridionale sta affamando milioni di persone e mettendo in ginocchio anche la fauna selvatica. In Zimbabwe almeno 55 elefanti (Loxodonta africana) sono morti di fame e sete, mentre in Botswana, negli ultimi due mesi, hanno perso la vita oltre cento pachidermi.
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Lo ha riferito il dipartimento per la Fauna selvatica e i parchi nazionali del Botswana, che ha registrato tassi di mortalità insolitamente alti, sia di elefanti che di altri animali selvatici, soprattutto nell’area del parco nazionale di Chobe, nella parte nord-occidentale del Paese. “Si stima che oltre 100 elefanti siano morti negli ultimi due mesi – si legge in una nota diffusa dal dipartimento – mentre questa settimana sono stati registrati quattordici decessi”.
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La ong Elephants without borders ha affermato che, in base ai rilevamenti aerei effettuati, si è assistito ad un incremento della mortalità degli elefanti pari al 593 per cento tra il 2014 e il 2018. Nonostante la siccità abbia esacerbato la situazione, la causa principale di questo allarmante declino resta il bracconaggio.
Secondo le indagini preliminari alcuni animali sarebbero morti per gli effetti della prolungata siccità, che li ha portati allo stremo, mentre altri a causa dell’antrace (Bacillus anthracis), batterio presente nel terreno che può colpire gli animali che pascolano quando entrano a contatto con le spore o le consumano. “A causa della grave siccità, gli elefanti finiscono per ingerire il terreno mentre pascolano e vengono esposti alle spore dei batteri dell’antrace”, ha spiegato il dipartimento.
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Per ridurre il rischio contagio, l’ente ha dichiarato che brucerà le carcasse contaminate e ha invitato la popolazione a non toccare o mangiare carne di animali trovati morti in nessun caso. Il Botswana ospita quasi un terzo degli elefanti africani, circa 130mila, più di ogni altro paese al mondo. Il loro numero è però in costante calo a causa della caccia di frodo, oltretutto lo scorso maggio il Paese ha revocato il divieto di caccia al trofeo introdotto nel 2014.
Per far fronte alle difficoltà legate alla siccità il Botswana ha venduto trenta giovani elefanti, condotti in un altro paese che si ritiene essere la Cina. La decisione è stata definita inevitabile dal dipartimento per la Fauna selvatica e i parchi nazionali del Botswana. “I proventi della vendita saranno utilizzati per scavare pozzi per salvare altri animali selvatici”, ha affermato Tenashi Farawo, portavoce del dipartimento. Tale operazione è stata però ampiamente criticata da diverse associazioni per il benessere degli animali, tra cui Advocates4Earth.
BREAKING: But Lenin Chisaira, director of the Advocates4Earth environmental group, criticised the decision.
“We have been campaigning against the capture and sale of wild elephants … they are taken to zoos and broken down in a very cruel manner,” https://t.co/4KnllAl7Gk— Advocates4Earth (@Advocates4Earth) 24 ottobre 2019
“Abbiamo lanciato una campagna contro la cattura e la vendita di elefanti selvatici e il modo in cui vengono portati in luoghi al di fuori delle loro aree tradizionali – ha detto alla Bbc Lenin Chisaira, direttore dell’organizzazione -. Di solito vengono portati negli zoo e lì vengono tenuti in modo molto crudele”. Lo scorso agosto, inoltre, in occasione del vertice della Cites, è stata approvata una proposta che vieta la vendita degli elefanti africani al di fuori del continente, deve tuttavia ancora essere ratificata.
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