Mercoledì 16 novembre, alla Cop27 è stato il giorno del presidente del Brasile eletto Lula, anche se da calendario sarebbe stato quello della biodiversità. Ma la stella del presidente che assumerà l’incarico dal primo gennaio ha brillato in ogni padiglione del centro congressi di Sharm el-Sheikh. Ogni passo, ogni parola è stata accolta da una folla in festa. Come fosse una star. Fino ad ora, quest’anno, era mancato un personaggio con la capacità di catalizzare attorno a sé l’entusiasmo necessario per accendere gli animi dei partecipanti a questa Cop.

Con Lula, “il Brasile è tornato”

“Il Brasile è tornato”, ha detto Lula dopo che in tanti, a livello internazionale, in questi anni hanno sentito la sua mancanza, la saudade. Si è sentita alle conferenze sul clima, si è sentita in ambito multilaterale. Laddove cioè serviva un qualcuno in grado di mediare, di contenere l’ego di attori troppo ingombranti per cedere a compromessi. Non è un caso, infatti, che sul suo profilo Instagram abbia postato due foto in cui stringe le mani degli inviati speciali per il clima rispettivamente di Cina e Stati Uniti. Quasi a ergersi ad arbitro di un mondo che ha bisogno di cooperazione e di solidarietà. Il contrario, insomma, della visione del mondo di Jair Bolsonaro.

Nei primi tre anni di governo del presidente uscente è infatti scomparsa un’area di foresta amazzonica pari a 34mila chilometri quadrati, una superficie più grande del Belgio. Ma ora la deforestazione potrebbe crollare di quasi il 90 per cento. Il tutto semplicemente applicando il codice forestale che Lula aveva introdotto negli anni in cui era stato presidente. Perché il vero obiettivo è “deforestazione zero”.

Il Brasile, l’Amazzonia e la pesante eredità degli anni di Bolsonaro

Lula ha affermato che bisogna fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per proteggere la foresta pluviale perché “non c’è sicurezza climatica se non si mette in sicurezza il polmone del Pianeta”. Ed è proprio qui, negli stati dell’Amazzonia, che Lula ha proposto di ospitare la Cop30, la conferenza sul clima, candidando ufficialmente il suo paese alle Nazione Unite per il 2025.