
Multinazionali del fashion: prodotti glamour, a buon mercato e poco etici
Molti marchi del settore del fashion continuano a non assumersi le proprie responsabilità in tema di abusi e diritti negati dei lavoratori.
Luca Poma
Contributor
Docente universitario, scrittore e giornalista, è socio professionista della Ferpi – Federazione Relazioni Pubbliche e Istituzionali e socio dell’Unione Nazionale Medico-scientifica d’Informazione. È attualmente titolare dell’insegnamento in Reputation management all’Università LUMSA di Roma e all’Università della Repubblica di San Marino. È anche docente in Strategie di comunicazione al Master di 1° livello “Sistemi Sanitari” dell’Università di Milano Bicocca e in Digital communication strategy ai Master “Comunicazione d’Impresa e Relazioni Istituzionali” (Roma) e “Comunicazione e Media Digitali” (Milano) della Business School de “Il Sole 24 Ore”. Collabora come volontario alle iniziative della Onlus “Giù le Mani dai Bambini”, occupandosi dei rapporti con il mondo dell’informazione.
È titolare della cattedra di Relazioni Pubbliche Avanzate all’Università LUMSA di Roma.
Per i suoi progetti di comunicazione ha ritirato nel 2007 la Targa d’Argento del Presidente della Repubblica Italiana, e nel 2011 il “Public Affairs Award” per “L’eccellenza nella comunicazione”, conferito nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica. Dal 1990 ad oggi ha lavorato a progetti di comunicazione e relazioni pubbliche in 21 Paesi del mondo. Nella XVI Legislatura è stato Consigliere del Ministro per gli Affari Esteri della Repubblica Italiana, e successivamente è stato nominato membro del Gruppo di lavoro per le policy di comunicazione strategica del Ministero della Difesa italiano. Il suo blog è creatoridifuturo.it.
La citazione
“μέσον τε καὶ ἄριστον – In medio stat virtus” (Aristotele)
Molti marchi del settore del fashion continuano a non assumersi le proprie responsabilità in tema di abusi e diritti negati dei lavoratori.
Allineare sport-business e sostenibilità ambientale. L’intervista a Emmanuele Macaluso, conosciuto come EM314, l’atleta più sostenibile d’Italia.
Trasparenza, sostenibilità, impegno nel sociale sono concetti ormai diffusi nel mondo delle aziende ma spesso poveri di un vero significato. Non è il caso di Guna, che li ha concretizzati nel presente guardando anche al futuro.
Il film Cattive acque racconta l’inchiesta dell’avvocato Rob Bilott contro la multinazionale Dupont, accusata di aver versato rifiuti pericolosi nell’acqua e di aver usato sostanze tossiche nei propri prodotti.
Un resoconto di parole e immagini del disastro che ha colpito la cattedrale di Notre Dame di Parigi. Il 15 aprile la chiesa è bruciata. Le emozioni e la paura di questa lunga notte, vissute in diretta.
Primo nella classifica bestseller di Ibs del settore “Medicina”, nell’ambito di un dibattito infuocato in Italia sull’obbligatorietà dei vaccini Paolo Bellavite offre nel libro ‘Vaccini sì, obblighi no’ un contributo chiaro, completo, nell’ottica della Costituzione italiana.
Perché online è impossibile spiegare razionalmente a qualcuno che “non è vero, non è così”? Perché la razionalità ha assunto lo stesso valore delle fake news più evidenti? Un numero crescente di persone non sa distinguere il vero dal falso: provocatoriamente, meglio allora “l’invasione” di africani: perlomeno conoscono i propri limiti e lavoreranno e lotteranno per migliorarsi…
Uno dei più prescritti psicofarmaci per la depressione di bambini e adolescenti è inefficace e può stimolare idee di suicidio tra i minori. L’allerta lanciata dall’Agenzia Italiana del Farmaco viene così spiegata da Giù le mani dai bambini.
Con l’uscita nei cinema italiani di Deepwater – Inferno sull’oceano, il film, ripercorriamo le tappe delle multinazionali colpevoli del disastro.
“Solidarietà”, “salute”, “attenzione alle fasce deboli”, “mission al servizio della collettività”. A leggere cosa raccontano di sé, tutte le multinazionali sono “straordinarie”, con un clima interno di lavoro piacevole e orientate al bene della comunità. Ma quante di queste “parole chiave” hanno poi un concreto riscontro nelle loro attività quotidiane?
Chi ha organizzato il Family day il 30 gennaio a Roma ha anche organizzato una campagna di comunicazione piena di falsità. Una campagna contro l’affermazione dei diritti umani e dell’uguaglianza.