
Le bugie uscite dal Family day
Chi ha organizzato il Family day il 30 gennaio a Roma ha anche organizzato una campagna di comunicazione piena di falsità. Una campagna contro l’affermazione dei diritti umani e dell’uguaglianza.
Luca Poma
Contributor
Chi ha organizzato il Family day il 30 gennaio a Roma ha anche organizzato una campagna di comunicazione piena di falsità. Una campagna contro l’affermazione dei diritti umani e dell’uguaglianza.
Un progetto di responsabilità sociale legato ai diritti di gay, lesbiche e bisex. Un tema sensibile e di attualità che fa discutere, ma in modo positivo.
Il British Medical Journal rivela che la GlaxoSmithKline ha alterato i dati sull’antidepressivo paroxetina, associato a suicidi di bambini e adolescenti.
Lo scandalo Volkswagen non è solo americano, ma mondiale. Una delle aziende leader dell’automotive e della ricerca per l’efficienza ha smaccatamente mentito. E ora la fiducia è al collasso.
Impazzano le offerte estive con tariffe “imperdibili” per i nostri smartphone, ma il testo del ritornello di Parole, parole, la vecchia canzone di Mina che fece da colonna sonora per l’estate 1972, sarebbe più appropriato del brano dei Boyzone You can’t hurry love scelto dalla Vodafone per la campagna pubblicitaria ambientata sulle spiagge 2015.
La ricetta rilanciata da Walmart e altre grandi corporation americane a ogni nuova crisi prevede una compressione dei diritti dei lavoratori, in favore dei dividendi per gli azionisti e della liquidità per le aziende. È una soluzione? I dati sembrano smentirla.
Natale è alle porte, e pare che anche quest’anno la tentazione di alcune aziende di inventare a tavolino nuove malattie, come se non ci bastassero quelle già esistenti, non riesca a venir meno. È il “disease mongering”.
Perché dovremmo accontentarci di sfilatini surgelati, indecorosi per un paese come il nostro, capitale mondiale dell’enogastronomia? La Csr di un’azienda non può che partire dai propri prodotti.
Lettera aperta a Stefano Gabbana. “Voi sapete cos’è il lusso?”
La fabbrica al centro di un’idea di relazione con il territorio di straordinario valore: industria come “laboratorio” di idee innovative, con lavoratori intesi non solo come produttori di manufatti ma come uomini titolari di diritti, non esclusivamente quelli giustamente reclamati dai sindacati, ma quelli riconosciuti con atto monocratico – ma nel contempo profondamente democratico – da un imprenditore come mai più se ne sono visti in Italia.