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Più centri per i rimpatri e detenzione fino a 18 mesi: la risposta del governo contro i migranti
Le nuove norme anti-immigrazione dopo il caos di Lampedusa: nuovi centri per i rimpatri (Cpr) e detenzione prolungata fino a 18 mesi. Anche per i richiedenti asilo.
- Dopo il caso di Lampedusa, ecco i nuovi provvedimenti del governo.
- In arrivo nuovi Cpr e aumenta il tempo massimo di detenzione: 18 mesi.
- Anche la Commissione europea ribadisce l’impegno contro l’immigrazione clandestina
Il ministero della Difesa costruirà nuovi Centri di permanenza e rimpatrio per migranti, i famigerati Cpr di cui poco si sa (se non che dentro le condizioni igieniche e il trattamento degli ospiti sono spesso intollerabili). I nuovi centri sorgeranno in luoghi isolati “per non creare ulteriore disagio e insicurezza nelle città italiane”, e il periodo massimo di permanenza sarà portato a 18 mesi: 18 mesi di detenzione nei centri per i rimpatri non per un reato, ma per un illecito amministrativo, quello di non avere un documento in regola. Compresi i richiedenti asilo.
Nel Consiglio dei ministri del 18 settembre, il governo presieduto da Giorgia Meloni ha ufficializzato le norme già annunciate alla fine della scorsa settimana e ribadite domenica a Lampedusa nella sua visita insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al termine di un’autentica settimana di passione per la piccolissima isola siciliana, dove il 12 settembre scorso sono sbarcati oltre cinquemila migranti in un solo giorno a fronte dei seimila abitanti e degli appena 1.200 posti disponibili nell’hotspot di Contrada Imbriacola.
La nuova stretta del governo sui centri per i rimpatri
E così il Consiglio dei ministri ha varato il provvedimento che modifica il limite di trattenimento nei Centri per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia, che verrà alzato al limite massimo consentito dalle attuali normative europee: 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12, per un totale di 18 mesi. Un arco di tempo che la premier Meloni valuta come “tutto il tempo necessario, non solo per fare gli accertamenti dovuti, ma anche per procedere con il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale”.
Questo sarà possibile con la realizzazione dei centri di permanenza per chiunque sbarchi illegalmente in Italia, compresi i richiedenti asilo. Per loro il limite di trattenimento nei centri era già ad oggi di dodici mesi, e con questo provvedimento sarà reso effettivo. Il governo ha anche dato mandato al ministero della Difesa di realizzare nel più breve tempo possibile i centri per i rimpatri per trattenere gli immigrati illegali. “Anni di politiche immigrazioniste hanno fatto sì che oggi, in Italia, siano pochissimi i posti disponibili nei Cpr”, ha spiegato Meloni. I nuovi Cpr che verranno realizzati dovranno essere in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili, per non creare ulteriore disagio e insicurezza nelle città italiane.
Ma non è finita qui: la prossima settimana in Cdm dovrebbe arrivare un nuovo decreto in tema di immigrazione e sicurezza con ulteriori norme necessarie a risolvere piccole e grandi criticità legate all’immigrazione illegale di massa, come la questione dei minori non accompagnati. “Il nostro obiettivo è tutelare i veri minori per evitare, come accade ora, che con una semplice autocertificazione chiunque possa essere inserito nei circuiti rivolti ai minori”. Il decreto dovrebbe prevedere canali differenziati per donne, bambini e under 14.
Come ultimo punto, il ministero degli Esteri convocherà gli ambasciatori dei Paesi che rappresentano le più consistenti nazionalità dichiarate al momento dello sbarco dagli immigrati sulle nostre coste. L’Italia, ha detto Meloni ai ministri, “chiederà loro la massima collaborazione per l’immediato rimpatrio degli irregolari, rappresentando che, sulle altre questioni di reciproco interesse, offrirà loro il medesimo grado di collaborazione ricevuta sul tema immigrazione”.
L’impegno rinnovato della Commissione Europea
Domenica 17 settembre Meloni aveva accompagnato Ursula von der Leyen in visita a Lampedusa, per consentirle di testare con mano la situazione sull’isola, anche se l’emergenza della scorsa settimana era già stata superata con una serie di ricollocamento sul territorio italiano. Nell’occasione la presidente della Commissione aveva stilato un decalogo di interventi a livello europeo per regolare la pressione migratoria. Nello specifico, il primo dei 10 punti prevedeva il rafforzamento del sostegno all’Italia da parte dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e della guardia costiera e di frontiera europea (Frontex) per gestire l’elevato numero di migranti e garantire la registrazione degli arrivi e il rilevamento delle impronte digitali: la Germania, in particolare, si era lamentata delle autorità italiane per il mancato riconoscimento di molti migranti, lasciati così liberi di eludere il regolamento di Dublino e di spostarsi in altri Paesi europei.
Von der Leyen si è poi impegnata a sostenere il trasferimento di persone fuori Lampedusa, anche verso altri Stati membri, utilizzando il meccanismo volontario di solidarietà (che la Germania aveva minacciato di boicottare); intensificare i rimpatri anche col sostegno di Frontex; sostenere la prevenzione delle partenze istituendo partenariati operativi in materia di lotta al traffico di esseri umani con i paesi di origine e di transito; intensificare la sorveglianza delle frontiere in mare e quella aerea, anche attraverso Frontex, ed esplorare opzioni per espandere le missioni navali nel Mediterraneo, distruggere le imbarcazioni e dei gommoni recuperati dagli scafisti.
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