La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Cop28, la speranza di un phase-out dalle fossili resta nella bozza di accordo finale
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.
Ultimo aggiornamento del 9 dicembre 2023
Nella giornata in cui riprendono i negoziati alla Cop28 di Dubai e nel giorno in cui si dovrebbe parlare di giovani e del loro futuro, decine di ragazze e ragazzi del movimento Fridays for future hanno dato vita a una “camminata” di protesta. Silenziosa.
Perché non si può “marciare” qui, all’interno della Expo City degli Emirati Arabi Uniti. Né tantomeno urlare slogan fuori dagli spazi consentiti. Nei discorsi che hanno anticipato la camminata, i giovani provenienti da diversi continenti hanno virato l’attenzione su tutte quelle aree del mondo che oggi sono sotto occupazione militare o economica. Hanno posto l’accento su come il diritto alla terra e il diritto alla salute (anche mentale) siano temi necessari nella lotta contro la crisi climatica. Con chiari riferimenti alla situazione che stanno vivendo i palestinesi della Striscia di Gaza: “Oggi sono davanti a voi per parlarvi dell’intersezione pericolosa tra due crisi devastanti: la militarizzazione e i cambiamenti climatici”, ha affermato una ragazza originaria della Palestina.
“Parlo a nome della foresta, portando l’amore dei nostri antenati e delle nostre famiglie. Di tutti noi che viviamo in Amazzonia: non c’è giustizia climatica, se non c’è giustizia per coloro che tra noi difendono l’Amazzonia”, le ha fatto eco un ragazzo del movimento arrivato dall’Ecuador.
“Nel mio paese c’è un progetto che vuole iniziare a sfruttare 27 nuovi giacimenti petroliferi, molti dei quali si trovano all’interno della foresta pluviale nella Repubblica Democratica del Congo, ma nessuno ne parla”, conclude un ragazzo di Kinshasa.
C’è una nuova bozza di documento finale
Intanto, i negoziati sono ripresi e all’interno dell’ultima bozza di documento finale, uscita oggi – 8 dicembre, che dovrebbe dar vita al bilancio di quanto le Cop hanno fatto fin qui, ma soprattutto di quello che ancora c’è da fare per salvarci dalla crisi climatica, tutte le opzioni legate al phase-out, cioè al porre fine l’era dei combustibili fossili, sono ancora sul tavolo.
In questo paragrafo della bozza, sono riassunte tutte le varie possibilità:
- phase-out dei combustibili fossili, come ci dicono gli scienziati;
- come sopra, ma precisando che la scienza è rappresentata dall’Ipcc;
- phase-out delle fossili “unabated”, precisando che bisogna raggiungere il picco del loro utilizzo in questo decennio per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050;
- come sopra, ma senza citare la necessità di raggiungere un picco;
- no text, nessun testo.
L’Opec esorta i delegati a rifiutare documenti contro le fossili
L’ultima opzione, “nessun testo”, è tanto “normale” quanto inquietante se si pensa che mancano pochi giorni alla fine della Cop28 e la possibilità di raggiungere un accordo entro i tempi previsti dal cronoprogramma si fa sempre più lontana. E le cose si complicano ulteriormente se si considera che l’Opec, ovvero l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio di cui gli Emirati fanno parte, ha esplicitamente chiesto ai delegati dei paesi aderenti di rifiutare ogni documento che attacchi in modo diretto i combustibili fossili.
Ma il presidente Sultan al-Jaber si lancia in una previsione oltre modo ottimistica: “Qualcosa di speciale sta per succedere a questa Cop”. Lo speriamo tutte e tutti.
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