Violenza contro le donne

Sono già 51 i femminicidi in Italia a meno della metà del 2022

Sono già 51 i femminicidi in Italia a meno della metà del 2022, l’anno scorso erano stati 109. E al Senato è polemica per le audizioni di ‘negazionisti’

  • Già 51 donne uccise “in quanto donne” nel 2022 in Italia.
  • L’anno scorso le vittime sono state 109: non è vero che il numero è in calo.
  • In Senato ascoltati in commissione Giustizia due blogger che minimizzano le violenze.

Quando ancora non siamo giunti alla metà del 2022, il numero di femminicidi censiti in Italia, ovvero di omicidi di donne da parte di mariti, compagni, ex compagni o familiari, ha già toccato quota 51. La penultima vittima risponde al nome di Caterina D’Andrea, 72 anni, uccisa a colpi di pistola dal marito a Roma. L’ultimo caso in ordine di tempo invece è di sabato mattina, 25 giugno, a Rimini, e della donna non si conoscono ancora le generalità: si sa solo che era giovanissima, appena 33 anni, e che il suo compagno è stato arrestato.

osservatorio violenza sulle donne
In Italia nel 2021 sono state uccise 109 donne © Pixabay

Due morti violente che aggiornano il report settimanale diramato dal Servizio analisi criminale della Polizia che, pubblicato lunedì scorso, ferma il triste conto a quota 49. E nelle ultime settimane i casi finiti sui giornali sono stati più numerosi del solito: Gabriela e sua figlia Renata uccise a Castelfranco Veneto, Donatella Miccoli a Novoli in provincia di Lecce, Elisabetta Molaro annientata con 57 coltellate dal marito a Codroipo.

Non è vero che le vittime sono in calo 

Numeri agghiaccianti, in linea con quelli dello scorso anno,  quando lo stesso report, alla fine di giugno, contava 51 vittime, le stesse di adesso. Alla fine del 2021 sono state uccise 109 donne, 101 nel 2020, 92 nel 2019: numeri che smentiscono anche la narrazione che vuole il fenomeno del femminicidio in costante calo, probabilmente amplificato negli anni scorsi anche dalle convivenze imposte dalla pandemia.

Ma anche le donne vittime di una violenza o di un abuso che non porta alla morte, spiega l’Osservatorio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, “spesso esitano a rivolgersi alle Forze di polizia perché si trovano in situazioni psicologicamente traumatiche che comportano indecisioni dettate dalla paura. Non di rado, la persona abusata tende anche a giustificare comportamenti aggressivi del partner o ex partner. Le donne vittime di violenza, anche quando si rivolgono ad un ufficio di polizia per chiedere aiuto, dimostrano di avere bisogno di tempo per prendere consapevolezza. E si tratta di un fenomeno trasversale, che riguarda ogni area sociale”.

La polemica in Parlamento 

Proprio in questi giorni, in Parlamento, è montata tra l’altro la polemica per le audizioni concesse in commissione Giustizia del Senato a due blogger noti per posizioni tendenti a sminuire la portata delle violenza sulle donne come fenomeno sociale, nell’ambito dell’esame di un disegno di legge sulla violenza domestica. Valeria Valente, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, ha chiesto ai suoi colleghi di conoscere le motivazioni di tali inviti che “hanno rappresentato per questa istituzione un momento davvero triste e svilente e per le donne che ogni giorno subiscono o combattono la violenza maschile una sostanziale offesa e una grave presa di distanze”.

I due blogger, accusa Valente, “attaccano e sviliscono la Convenzione di Istanbul, che è legge dello Stato, e i centri antiviolenza, e cercano di accreditare l’alto numero di archiviazioni delle denunce di violenza delle donne come la prova del fatto che si tratti di denunce false o strumentali, la stessa tesi che hanno tentato di sostenere anche lunedì scorso in audizione”.

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