Nuova Caledonia, il tribunale ferma l’abbattimento degli squali

Stop all’abbattimento degli squali in Nuova Caledonia: per il giudice la misura non era proporzionata e non considerava l’impatto ambientale.

  • Stop del tribunale all’abbattimento indiscriminato degli squali in Nuova Caledonia.
  • L’iniziativa del governo locale era stata presa alla luce di alcuni attacchi a bagnanti nel 2023.
  • Secondo gli ambientalisti la misura non era proporzionata e non considerava l’impatto sulla biodiversità marina: il giudice ha dato loro ragione.

Stop all’abbattimento degli squali in Nuova Caledonia, che era diventata pratica indiscriminata dopo che lo scorso anno si era registrata una serie di attacchi ai bagnanti, uno dei quali culminato con la morte di un turista australiano. Con due sentenze emesse lo scorso 28 dicembre il tribunale di Noumea, la capitale dell’arcipelago territorio francese del sud del Pacifico, ha ordinato alle autorità locali di porre fine all’abbattimento degli squali, perché questo avveniva in modo “sproporzionato rispetto all’obiettivo di proteggere la vita umana”.

Come si era arrivati all’abbattimento degli squali 

A essere bocciate, nello specifico, sono state due ordinanze provinciali e comunali destinate alla “gestione della crisi degli squali”: una autorizzava l’abbattimento degli squali nelle riserve di Maître, Canard Island e Kuendu Point; l’altra disponeva “campagne di regolamentazione” mensili di squali tigre e squali bulldog nei 300 metri di oceano a ridosso delle coste. Secondo i giudici, l’abbattimento degli squali però avveniva senza una previa valutazione scientifica sull’impatto dei programmi di abbattimento, e in totale assenza di dati sulle popolazioni delle specie di squali vittime dell’abbattimento. L’autorità municipale di Noumea ha presentato ricorso contro la decisione.

La sentenza della corte di Noumea rappresenta una vittoria per l’associazione ambientalista della Nuova Caledonia, Ensemble pour la planète, letteralmente Insieme per il pianeta, che aveva proposto l’azione legale e che ha ottenuto un risarcimento simbolico 3.300 dollari dalle autorità locali. Secondo l’Eplp finora tra le vittime della campagna governativa si sono registrati anche molti squali appartenenti a specie protette, uccisi, feriti o catturati involontariamente durante le campagne di abbattimento, addirittura 202 dei 329 squali catturati: tra questi, diversi squali limone e squali martello, considerati in via d’estinzione.

Nel 2023, il governo ha vietato il nuoto nella maggior parte delle spiagge di Noumea per mesi dopo gli attacchi degli squali, e ha installato una rete metallica in una delle spiagge più frequentate della città, Baie des Citrons, per fungere da recinzione sottomarina e impedire agli squali di nuotare troppo vicino alla riva: una operazione criticata da scienziati, gruppi ambientalisti e residenti perché considerata una minaccia per la biodiversità. Tuttavia, le autorità municipali hanno descritto la prima rete contro gli squali come un successo e annunciato l’intenzione di installarne altre due quest’anno.

Per Martine Cornaille, presidente dell’Eplp, le due sentenze della corte evidenziano “la superficialità del governo sulle conseguenze ambientali delle loro decisioni. Non c’è dubbio che in assenza di dati scientifici riguardanti sia lo stato delle popolazioni di squali che le conseguenze dell’abbattimento degli squali sugli ecosistemi a cui partecipano, queste decisioni fossero sproporzionate, come dicono i giudici, e puramente demagogiche, aggiungiamo noi”. Le ordinanze di abbattiamento non specificavano in alcun modo quanti squali dovessero essere abbattuti, con quali tempistiche, le caratteristiche degli animali da eliminare (sesso, dimensioni, età), e tantomeno le tecniche di cattura e uccisione consentite.

Lo squalo martello, considerato a rischio

Allo stesso modo però gli ambientalisti non possono ancora dormire sonni tranquilli: per loro stessa ammissione né il Codice ambiente né il Codice comunale di Noumea prevedono la necessità di uno studio di impatto nel caso in cui una specie venga dichiarata ufficialmente “nociva” per la popolazione. La questione, a questo punto, da locale è destinata a diventare internazionale: il prossimo passo è infatti il ricorso delle autorità alla Corte d’Appello amministrativa di Parigi.

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