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Le Hawaii sono il primo stato americano a vietare la pesca degli squali
Catturare, intrappolare o uccidere gli squali nelle acque delle Hawaii è illegale. Lo stabilisce una nuova legge, la prima per uno stato americano.
- Le Hawaii diventano il primo stato americano a vietare la pesca degli squali.
- I contravventori dovranno pagare una multa tra i 500 e i 10mila dollari (tra i 400 e i novemila euro) a squalo, indipendentemente dal fatto che sia vivo o morto.
- Sono previste però delle eccezioni.
Dal primo gennaio 2022, catturare, intrappolare o uccidere di proposito gli squali nelle acque delle Hawaii è illegale. È quanto stabilito dalla legge 553 che si applica a tutte le specie di squalo che popolano le acque dello stato.
Le Hawaii vietano la pesca degli squali
Gli squali, chiamati manō in lingua hawaiana, giocano un ruolo vitale per gli ecosistemi. “Essendo predatori che dominano la catena alimentare, questi animali mantengono l’equilibrio degli ecosistemi, regolano i numeri delle altre specie e assicurano la salute degli stock ittici e dei coralli”, si legge nella normativa, che rende le Hawaii il primo stato americano ad approvare una legge del genere. Il testo vieta esplicitamente a chiunque di “catturare o intrappolare volutamente uno squalo e ucciderlo nelle acque di competenza statale”.
I contravventori dovranno pagare una multa tra i 500 e i 10mila dollari (tra i 400 e i novemila euro) a squalo, indipendentemente dal fatto che sia vivo o morto. Le autorità potranno inoltre procedere con la revoca della licenza di navigazione e la confisca dell’imbarcazione e dell’attrezzatura da pesca.
Limitate anche le reti da pesca
Inoltre, il Department of land and natural resources (Dlnr), il dipartimento hawaiano responsabile della gestione delle risorse naturali, dovrà assicurarsi che le reti da pesca vengano limitate nelle aree in cui crescono i cuccioli, dato che ci sono state diverse occasioni nelle quali giovani squali, soprattutto esemplari di squalo martello (Sphyrnidae), sono morti dopo esserci rimasti impigliati.
“Erano state posizionate negli habitat dove vengono cresciuti i piccoli. Per questo proibirle potrebbe essere un modo efficace per proteggere l’intera popolazione”, si specifica nel testo della 553.
Non a caso, uno studio pubblicato a settembre dello scorso anno sulla rivista Current biology, sosteneva come un terzo dei pesci cartilaginei (Chondrichthyes) – classe che comprende oltre agli squali, anche razze e chimere – rischi l’estinzione proprio a causa dell’eccessiva pesca. Senza dimenticare che tutti questi animali sono costantemente minacciati dal problema del finning, o spinnamento, una pratica che prevede l’amputazione della loro pinna mentre sono ancora in vita.
Previste alcune eccezioni
Tuttavia, sono comunque previste delle eccezioni. “Lo scopo è proteggere gli squali per il loro valore ecologico, senza criminalizzare le catture accidentali (dette anche bycatch) e la liberazione di animali che potrebbero essere stati catturati durante la pesca di altre specie”, si precisa nella normativa, che di fatto prevede ancora delle zone grigie.
La legge, poi, non si applica in caso di squali pescati al di fuori delle acque di competenza statale da persone in possesso di regolare documentazione o permessi del Dlnr, in caso di ragioni di pubblica sicurezza stabilite sempre dal Dlnr o in caso di autodifesa.
Il dipartimento ha fatto sapere che inizierà presto a monitorare la situazione anche se “c’è ancora molto lavoro da fare”. Intanto, con cauto ottimismo, si spera che questa normativa possa davvero contribuire a proteggere le popolazioni di squali, diminuite del 70 per cento in meno di quarant’anni.
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