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Dopo l’appello di febbraio Abdullah Öcalan, ora la fine del Pkk è realtà. La decisione è stata presa nel corso del 12esimo Congresso del partito.
Il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ha annunciato il suo scioglimento e la fine della lotta armata contro la Turchia. La decisione è stata presa nel corso del 12esimo Congresso del partito e segue le indicazioni del leader storico Abdullah Öcalan, che a fine febbraio dal carcere aveva fatto un appello per la pace. Nelle prossime settimane proprio Öcalan porterà avanti l’iter per lo scioglimento del gruppo.
Nel 1978 un gruppo di studenti della facoltà di Scienze Politiche di Ankara, guidati da Abdullah Öcalan, ha fondato il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), connotato da un’ideologia marxista e avente come principale obiettivo la creazione di uno stato indipendente curdo. Il Pkk ha scelto sin da subito la via della lotta armata per perseguire i suoi obiettivi e dopo alcuni anni di attentati e piccole operazioni di guerriglia, a partire dal 1984 ha lanciato un’offensiva più su larga scala contro le forze turche nel sud-est del paese, lì dove il popolo curdo è maggioritario. La risposta dell’esercito turco è stata brutale e la guerra tra le due fazioni da quel momento non si è mai fermata, con momenti di relativa tranquillità intervallati da escalation del conflitto.
Negli anni Novanta Abdullah Öcalan ha dato una nuova impronta al Pkk. Ha abbandonato l’obiettivo della creazione di uno stato indipendente, focalizzandosi su una rivendicazione di maggiore autonomia e diritti per i curdi all’interno dello stato turco. Poi ha presentato i suoi primi piani di pace, ma nel 1999 è stato arrestato e imprigionato nel carcere turco di Imrali, dove si trova tuttora. In oltre 25 anni di prigionia Öcalan ha continuato a svolgere un ruolo chiave nel Pkk, definendone strategie e obiettivi e assumendo un atteggiamento sempre più pragmatico. In diverse occasioni le sue pressioni hanno portato il Pkk a fare nuove aperture alla pace, come nel round di negoziati del 2011 quando le autorità turche si sono incontrate con lo stesso Öcalan in carcere. La Turchia, dai primi anni Duemila, ha accolto alcune piccole rivendicazioni curde, ma il conflitto è andato avanti tra alti e bassi e in diverse forme, da parte turca con repressione, arresti di massa e operazioni militari, da parte del Pkk con attentati come l’ultimo nell’ottobre scorso contro la sede delle industrie della Difesa di Ankara.
Il 27 febbraio, con un messaggio dal carcere, Abdullah Öcalan ha fatto un appello al Pkk per la fine della lotta armata e per lo scioglimento del gruppo, dopo quasi 50 anni di lotta. Nel testo consegnato al partito filocurdo Dem, Öcalan ha sottolineato che è arrivato il momento di trovare una soluzione democratica al conflitto e di inaugurare una nuova epoca di pace e fratellanza tra curdi e turchi. E ora la sua richiesta è diventata concreta.
Nel corso del 12esimo Congresso del partito è stato sottolineato che “la lotta del Pkk ha spezzato la politica di negazione e annientamento del nostro popolo e ha portato la questione curda a un punto di risoluzione attraverso la politica democratica“. Per questo motivo è stato deciso di “sciogliere la struttura organizzativa del Pkk e porre fine alla lotta armata”. Il gruppo ha parlato di una decisione inevitabile, anche alla luce dei recenti sviluppi in Medio-Oriente. Il riferimento è alla Siria, dove le forze curde nel decennio scorso hanno avuto un ruolo chiave nella lotta allo Stato Islamico, con il sostegno degli Stati Uniti, mentre ora sono in una posizione di vulnerabilità dopo la presa del potere del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), vicino alla Turchia.
Il Congresso del Pkk ha evidenziato che l’attuazione del processo di scioglimento sarà gestita da Abdullah Öcalan, ma per il momento non sono stati forniti orizzonti temporali in questo senso. Inoltre è stato chiesto alla Turchia e al suo presidente Recep Erdogan di prendersi la responsabilità e fare la sua parte nel processo di pace. “Vogliamo che questa decisione venga applicata senza alcun ritardo né difetto. Lo scioglimento deve riguardare il Pkk e tutte le sue fazioni, nessuna esclusa”, sono state le prime dichiarazioni di Ömer Çelik, portavoce di Erdogan.
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