Oggi, 25 Luglio 1965Il Newport Folk Festival
Oggi, 25 Luglio 1965
Il Newport Folk Festival è la più importante
manifestazione d’America.
Sui palchi della cittadina marinara del Rhode Island si esibiscono
i grandi interpreti del folk revival, giganti come Peter, Paul
& Mary, Joan Baez, Pete Seeger o Phil Ochs che hanno sparso il
seme del vecchio folk unendolo a una nuova consapevolezza politica
nei campus universitari di tutta l’America.
Sono 50.000 i giovani pronti a godere questo weekend di fine
luglio.
La maggior parte è lì, però, per vedere il
più giovane e promettente dei loro idoli: alcuni lo chiamano
“il profeta”. Per tutti lui è semplicemente Bob Dylan.
Dopo esser stato in Inghilterra e aver incontrato i Beatles,
Dylan ha ormai una sola cosa in testa: si è stufato del
folk. Basta con chitarra acustica e armonica al collo, basta con
l’impegno politico, basta con la seriosità di quel pubblico
che vuole marciare e protestare contro il sistema. Da quando i
Byrds hanno inciso la sua Mr. Tambourine Man in chiave elettrica e
sono andati al numero 1 delle classifiche Dylan ha deciso di
voltare pagina.
E così, nel pieno delle registrazioni del nuovo album,
Highway 61, convoca di tutta fretta a Newport alcuni musicisti che
hanno preso parte a quelle session: dal formidabile chitarrista
Michael Blooomfield al talentuoso organista Al Kooper.
Quando Dylan sale sul palco imbracciando una Fender Stratocaster
nera al posto della sua vecchia Martin acustica, c’è chi non
capisce.
E non appena parte con il caustico riff di Maggie’s Farm si
scatena il finimondo.
I ragazzi sono entusiasti, gli organizzatori molto meno.
Il gotha del folk considera quello di Dylan un vero e proprio
sgarro.
“Se non la smette, salgo sul palco e gli trancio i cavi con
un’accetta”, urla Pete Seeger.
“Ditegli di abbassare il volume: questo è il Newport Folk
Festival non il Cavern Club di Liverpool”, gli fa eco Peter
Yarrow, di Peter, Paul & Mary.
Dylan se ne frega: suona una manciata di brani e dopo 25 minuti
lascia il palco tra il delirio generale. Il pubblico rumoreggia,
fischia, urla: ha suonato troppo poco, tutti vogliono ancora il
“loro profeta”.
Per quietare le acque Bob Dylan sale sul palco ed esegue un paio
di vecchi brani in acustico. Ma non basta: i puristi non gli
perdoneranno mai il suo tradimento.
Giuda, gli urlerà qualcuno nelle date del successivo tour
inglese.
Ormai, però, non si torna indietro: da “profeta del folk”
Bob Dylan è diventato il “Ricasso del rock”.
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