Spinone italiano

In un manuale del 1683 Selincourt scriveva testualmente che “i migliori Griffoni provengono dall’Italia”. O meglio lo Spinone.

Il fatto che si parli di Griffoni e non specificatamente dello
Spinone è dovuto al fatto che a quell’epoca, e anche prima,
tutti i cani a pelo duro venivano chiamati Griffoni, per meglio
distinguerli dagli altri cani da ferma con mantelli diversi.
Comunque questa affermazione di cane dalla discendenza italiana
trova convalida in un dipinto del Mantegna, conservato nel Palazzo
Ducale di Mantova, nel quale si osserva appunto uno Spinone ai
piedi del duca.
Il secolo d’oro dello Spinone fu il 1700. La sua vigoria, la
resistenza sui terreni di bosco e di palude, la coriacea pelle che
gli consentiva di sopportare l’acqua per molte ore, anche la sua
mansuetudine che si esprime in uno sguardo umano implorante
affetto, lo fecero il cane prediletto ai nobili e al popolo, che
fino alla rivoluzione francese lo utilizzarono in tutte le battute
di caccia possibili.
La sua diffusione ebbe un lento declino, fin quasi alla totale
scomparsa, come per altre razze da ferma e non solamente italiane,
con l’avvento dei cani inglesi. Ma i cacciatori alla fine del 1800
lo rivollero. Alcuni allevatori, valendosi dei pochi esemplari
rimasti, lo riportarono pian piano in voga.

Oggi è un cane molto popolare, di poche pretese, paziente e
socievole, intelligente, sempre buon nuotatore in acque gelide,
riportatore perfetto.
Alto 60-70 cm e di peso compreso tra i 30 e i 35 kg, ha l’apparenza
di cane ben robusto, tarchiato ma pur di passo elastico. Il suo
mantello marrone può essere completamente bianco, o bianco
con macchie arancio e marrone. Ha pelo fitto e duro, aderente al
corpo, lungo dai 4 ai 6 cm, simile a uno spino, da cui il nome.
Per il suo carattere socievole e affettuoso si adatta a vivere
volentieri in famiglia, in appartamento o sul terrazzo, ma d’estate
ha bisogno di qualche bagno e, d’inverno, di essere portato a
compiere lunghe sgroppate.

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