Quale sarà il futuro della moda dopo la pandemia
Alcuni rappresentanti del mondo della moda ritengono che la crisi legata alla pandemia in corso sia un’occasione per ripensare l’industria in una chiave più sostenibile.
Alcuni rappresentanti del mondo della moda ritengono che la crisi legata alla pandemia in corso sia un’occasione per ripensare l’industria in una chiave più sostenibile.
Nell’Amazzonia ecuadoriana la tragedia sanitaria rischia di avere conseguenze drammatiche. Il governo non agisce, privilegiando gli interessi estrattivi alla salute delle comunità indigene, che si stanno organizzando per affrontare da soli la pandemia.
Continuano su una linea incoraggiante i dati sul coronavirus diffusi dalla Protezione Civile. Calano i contagi e aumentano i guariti.
Fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus Vidas ha avuto un punto fermo: garantire la massima tutela ai pazienti assistiti, tra i più fragili perché già gravemente malati, e ai loro familiari, nel territorio più colpito dalla Covid-19, la Lombardia. Per farlo ha lanciato la campagna Vidas non si ferma, con l’obiettivo di contribuire a ridurre la pressione sulle strutture
Armani, Prada, Gucci e molti altri ancora. Dal mondo della moda arrivano donazioni di milioni di euro, camici, mascherine e gel igienizzanti a supporto di chi lotta per arginare l’espansione del coronavirus.
Secondo Brian May ci sarebbe una forte connessione tra consumo di carne e diffusione del coronavirus e, anche per questo, sarebbe arrivato il momento di riesaminare il nostro mondo in modo da non abusare delle altre specie.
La qualità dell’aria è un problema per un numero sempre crescente di città nel mondo. Così le mascherine di protezione e i materiali che le compongono, divengono temi di design.
“La parte migliore dell’Italia è la sua gente” dice il fotografo statunitense Steve McCurry che ha dedicato al nostro paese una selezione dei suoi scatti che meglio raccontano le bellezze italiane. Un regalo intriso d’amore puro.
Chi sono i cristiani chin dell’ex Birmania. Testimonianze esclusive della Chin human rights organization che ne difende i diritti nel mondo.
Zhuhai ha vietato il consumo di carne di cane e gatto, seguendo le orme di Shenzhen. Non c’è ancora un divieto nazionale, ma dopo le parole del ministro dell’Agricoltura, gli attivisti sperano in un effetto domino.