
Al via la Cop15 desertificazione ad Abidjan, in Costa d’Avorio
Si tiene fino al 20 maggio la Cop15 desertificazione, dalla quale ci si attendono risposte su degrado dei suoli, deforestazione, siccità e inquinamento.
Nel linguaggio comune, quando parliamo di desertificazione ci viene spontaneo immaginare immense distese di sabbia che guadagnano spazio. In realtà la definizione ufficiale è un po’ più ampia perché si riferisce al “degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, inclusi i cambiamenti climatici e le attività umane”. Secondo l’Atlante globale della desertificazione, pubblicato nel 2018 dal Centro comune di ricerca della Commissione europea, oltre il 75 per cento del suolo globale è già in qualche misura degradato. Da qui al 2050, circa 700 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa di questioni legate alla scarsità di risorse legate al suolo. Per fare luce su queste problematiche, il 17 giugno ricorre la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità.
Si tiene fino al 20 maggio la Cop15 desertificazione, dalla quale ci si attendono risposte su degrado dei suoli, deforestazione, siccità e inquinamento.
Nel nordest della Siria il livello dell’Eufrate è così basso che cinque milioni di persone rischiano di rimanere senza acqua potabile.
1,14 milioni di persone in Madagascar si trovano in stato di insicurezza alimentare a causa della peggiore carestia degli ultimi decenni. Non c’entrano conflitti e malattie, ma i cambiamenti climatici.
Il Brasile è alle prese con uno dei periodi di siccità più gravi dell’ultimo secolo. La colpa è soprattutto della deforestazione (e di chi la consente).
Nel Sahel la crisi climatica costringe la popolazione a guerre fratricide per le risorse. Un conflitto sfruttato dai terroristi: il caso del Mali.
Perché l’Italia è un hotspot della crisi climatica. Perché l’agricoltura ne è sia vittima che carnefice. Perché la soluzione è adattarci. Di tutto questo parliamo con Stefano Liberti, autore di Terra bruciata.
Yacouba Sawadogo lotta da 40 anni contro la desertificazione in Burkina Faso. A fine dicembre un incendio ha distrutto parte della sua foresta.
Dal Sahel alla Spagna, vaste aree del Pianeta sono esposte alla desertificazione, conseguenza del riscaldamento globale. Un’indagine su cause ed effetti.
Il futuro del Sahel è legato a doppio filo alla Grande muraglia verde africana, un colossale progetto di riforestazione e gestione sostenibile del suolo.
Stabilizzare le concentrazioni di CO2 favorirebbe l’aumento delle precipitazioni nelle aree a clima mediterraneo, sempre più colpite da siccità.