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Abbiamo intervistato la famosa vignettista che dagli anni Settanta racconta la società attraverso immagini e umorismo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Da sempre impegnata per i diritti delle donne, Pat Carra è autrice di vignette che con humor e ironia vanno a toccare l’attualità e i grandi temi del nostro tempo. E oggi, per LifeGate Energy, anche quello dell’energia rinnovabile.
Conosciamo le tue vignette, ma sappiamo poco di te: raccontaci un po’ quando e come è iniziata questa passione.
Ho disegnato le prime vignette verso i nove anni, ispirandomi alla cronaca familiare. Ma anche nella prima infanzia giocavo con l’umorismo, facevo scherzi, teatrini, imitazioni. C’è voluta una buona dose di eventi drammatici per spingermi da subito su quella strada, per renderla necessaria e terapeutica. Soprattutto con la mia gemella e un’altra sorella ridevamo delle tregende e dei melodrammi domestici. Nell’adolescenza la strada si è aperta, facevo strisce e vignette surreali su tutto: chiodi, bottoni, peli, animali, persone, personaggi letterari…
Un vignettista si esprime attraverso le immagini: che cosa hai voluto raccontare durante la tua lunga carriera attraverso le tue vignette?
A vent’anni, negli anni Settanta, ho incontrato il femminismo, che ha incoraggiato e strutturato la mia voglia di dire pubblicamente, di stare nel mondo con la mia voce, partendo da me, dalle mie emozioni, desideri, esperienze. La mia vocazione è ridere di ciò che sembra serio, prestigioso, potente e prepotente. È un istinto originario, infantile, che si è consolidato in anni di lavoro. La parola carriera non mi corrisponde, come dire che un poeta ha fatto carriera.
Come vedi cambiato il ruolo della donna nel lavoro e nella famiglia dagli anni Settanta? E per te?
Negli ultimi 50 anni è radicalmente cambiata la consapevolezza femminile, come dimostra la recente esplosione del #MeToo. Noi donne abbiamo una pazienza impressionante, a volte esasperante, ma quando finalmente la perdiamo accadono cose grandi. In tanti anni di vignette ho raccontato i passi avanti, gli sgambetti, le contraddizioni, i contrattacchi… Il fumetto è un’arte autobiografica, chi li fa assomiglia ai suoi personaggi, quindi raccontando di altre ho raccontato molto di me.
Con LifeGate hai iniziato una collaborazione: l’energia è un tema che non hai mai trattato, in che modo ti ha coinvolto?
Ho disegnato spesso vignette sull’ambiente, magari facendo connessioni tra tossicità chimica ed emotiva, e ho pubblicato libri sulle guerre, a cominciare da quella nei Balcani poi dilagata a macchia d’olio, anzi di petrolio. Dopo l’11 settembre la Nato e gli Stati Uniti hanno scatenato guerre in nome della libertà femminile, bombardato paesi e distrutto antiche civiltà con la scusa di liberare le donne dal burqa. Cause, interessi economici, conseguenze della guerra sono un filo rosso ricorrente nel mio lavoro. Grazie all’invito di LigeGate sono partita da un altro punto, a monte, un punto dove è possibile fare qualcosa di buono, come scegliere le energie rinnovabili. Anche l’umorismo è una fonte rinnovabile, un modo per purificare emozioni ed energie pesanti, abbassare il livello di polveri sottili tra le persone.
Durante la tua partecipazione al TEDx di Como a novembre 2017 è curioso che tu abbia paragonato il vignettista a un giullare di corte: come ti vedi in questa figura?
È un paragone che riguarda la satira, non l’umorismo in generale, quindi non riguarda tutto il mestiere del far ridere e tutte le mie vignette. Chi fa satira si assume il rischio di uno scontro con chi detiene il potere. Per i buffoni era necessaria una prossimità con la corte, una conoscenza dall’interno, per scardinare i deliri del potere. I buffoni e le donne che ridono hanno sempre rischiato molto. Si parte da una posizione di debolezza che nel gioco si capovolge in forza, in una baldanza infantile e disarmata. Nelle moderne democrazie siamo buffoni in modo diverso, ma nell’essenza l’arte satirica è sempre quella, il suo intento è svelare che il re è nudo.
Una domanda che LifeGate non può non farti: cos’è per te la sostenibilità?
La madre che ci mette al mondo, chi abbraccia i neonati, la Terra che ci nutre e fonda i nostri passi… Lo sviluppo sostenibile dipende dallo sviluppo della nostra gratitudine.
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