Diritti umani

Basta copyright. LifeGate adotta Creative Commons

La data coincide con quella della Giornata mondiale Onu dell’informazione per lo sviluppo, che abbiamo usato come utile promemoria per questo giro di boa, per lanciare una sfida, per virare verso il futuro. Perlomeno, quello che vogliamo. Da venerdì 24 ottobre le idee LifeGate non sono più proprietà riservata, sono comuni, sono Creative Commons.  

La data coincide con quella della Giornata mondiale Onu dell’informazione per lo sviluppo, che abbiamo usato come utile promemoria per questo giro di boa, per lanciare una sfida, per virare verso il futuro. Perlomeno, quello che vogliamo. Da venerdì 24 ottobre le idee LifeGate non sono più proprietà riservata, sono comuni, sono Creative Commons.

 

Con l’adozione di questa licenza CC BY-NC-ND (Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate), il cui logo vedete in fondo a questo articolo, LifeGate da qui in poi acconsente, senza ulteriori autorizzazioni, alla riproduzione di tutti i propri articoli e contenuti su qualsiasi altro media. Certo, a patto che siano mantenuti in forma originale, che sia citata la fonte – www.lifegate.it – con un link, e che non li si usi per scopi commerciali, per creare pubblicità, per scrivere etichette di prodotti (come è già successo).

 

Creative Commons (CC) è un set predefinito di licenze create da un’organizzazione statunitense no-profit e standardizzate per un panorama di riferimento globale. Offrono sei diverse articolazioni – o gradazioni – dei diritti d’autore che innovano profondamente la vecchia concezione del copyright, rispetto a tutte le leggi nazionali e internazionali che regolano l’ambiente tradizionale del “Tutti i diritti riservati”. Tutti i creatori di contenuti possono scegliere di adottarle, giornalisti, fotografi, artisti, musicisti. Lo scopo è costruire un vasto patrimonio comune digitale di informazioni distribuite, copiate e propagate in continua crescita, nel rispetto delle normative riguardanti la proprietà intellettuale e dei diritti dei creatori di contenuti originali.

 

In questo modo, LifeGate rinuncia ai propri diritti di riproduzione a pagamento dei testi. Basta, niente “diritti riservati”. Una formula che ormai fa pensare solo alle orribili diciture sui risvolti dei libri, agli sgualciti cartelli delle copisterie universitarie, alle targhette sull’uscio del dipartimento operetta e rivista della Siae.

 

L’editoria è in crisi congiunturale e strutturale da dieci anni. A molti anziani esperti parrà un controsenso rinunciare a diritti economici in favore della massima diffusione possibile, rispettosa delle fonti originali, dell’interesse per l’innovazione, la sostenibilità, la qualità della vita. Vediamo, è un investimento sulla moltiplicazione dei link, dei click, dei bit di pensiero, degli spunti di riflessione, delle opinioni da citare e confrontare, della libertà di informazione e di condivisione.

 

Copiate e incollate dove volete tutto quello che vi interessa tranne le fotografie (di quelle non siamo detentori dei diritti), e linkate verso LifeGate.

 

Ah, sì. La foto copyrighted l’abbiamo messa apposta. Visto come si sporca?

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati