La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Cosa succederebbe se la Cop 21 non bastasse per salvare il clima
Cop 21, la Francia ha ammesso che gli impegni dei governi per ridurre le emissioni inquinanti non saranno sufficienti a centrare gli obiettivi prefissati.
La conferenza mondiale sul clima, Cop 21, che si terrà a dicembre a Parigi sarà davvero risolutiva? La domanda è lecita. Talmente tanto che, a porsela, è stato anche il ministro dell’Ambiente francese, Ségolène Royal. Ma facciamo prima un passo indietro: ad oggi, sono 151 gli stati di tutto il mondo che hanno indicato ufficialmente i loro impegni in tema di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Sommati, essi rappresentano all’incirca il 95 per cento dell’inquinamento generato a livello globale: si tratta dunque della prova inconfutabile di una presa di coscienza collettiva della gravità del problema.
Ma queste promesse saranno sufficienti a rispondere alla sfida? Ebbene, la responsabile ambientale dell’esecutivo di Parigi, ha dichiarato il 13 ottobre, in occasione del salone World Efficiency organizzato nella capitale transalpina, che “la traduzione degli impegni assunti dai governi in termini di aumento della temperatura media globale equivale ad una crescita compresa tra 2,5 e 2,7 gradi centigradi, entro la fine del secolo. Ce lo confermano i calcoli delle organizzazioni non governative nonché quelli di scienziati e climatologi”. Parliamo dunque di un valore nettamente più alto rispetto all’obiettivo che era stato fissato dagli stessi governi in occasione delle precedenti Conferenze mondiali, ovvero due gradi centigradi.
Tuttavia, tenuto conto delle difficoltà dei negoziati, e dei diversissimi orientamenti degli Stati in tema di cambiamenti climatici, il ministro francese si è mostrato ugualmente ottimista. “La dinamica è positiva – ha aggiunto – tenendo conto del fatto che temevamo di superare i tre gradi centigradi. Certo, ciò non toglie che gli impegni non sono evidentemente sufficienti”.
Dobbiamo dare probabilmente per assodato, dunque, che nel 2100 le temperature medie globali saranno attorno ai 2,6 gradi più alte rispetto ad oggi. Cosa significherà concretamente? Stando ai calcoli dell’Ipcc (Intergovernment Panel on Climate Change), si registreranno – tra le altre cose – un “aumento della siccità in numerose aree a latitudini medie e basse”, un “rischio crescente di estinzione per il 30 per cento delle specie viventi”, una “mortalità dei coralli molto marcata”, una “modificazione degli ecosistemi marini”, una “diminuzione dei rendimenti delle colture agricole alle basse latitudini”, nonché l’aumento di “tempeste e inondazioni” che colpiranno “milioni di persone in più rispetto ad oggi”.
È implicito che senza un accordo a Parigi tutto questo non soltanto si verificherà ugualmente, ma potrebbe assumere i caratteri della catastrofe planetaria. Ben venga, quindi, un nuovo protocollo di Kyoto, pur nei termini non soddisfacenti indicati fin qui dagli Stati. È però impossibile non domandarsi se questo sia davvero il massimo che i nostri governi sono in grado di fare per salvaguardare le prossime generazioni.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo tutti contenti del compromesso trovato alla Cop28 sulle parole, perché le parole sono importanti. Ma quando si passa all’azione?
Il testo finale della Cop28, quello che contiene anche il bilancio delle azioni fatte e quello che c’è da fare contro la crisi climatica, è stato approvato dalla plenaria.
Durante la Cop28 di Dubai, i rappresentanti arabi dell’Opec si sono riuniti a Doha per far fronte unico contro il phase out dei combustibili fossili.
Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.
Alla Cop28 di Dubai si attende una nuova bozza del Global stocktake, dopo quella, estremamente deludente, pubblicata lunedì. Segui la diretta.
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.