AMMIRAZIONE: l’ammirazione come momento di crescita

L’ammirazione tra indebita idealizzazione e momento di verifica personale: il successo e i valori dell’altro come punti di riferimento della nostra esistenza.

L’etimologia

Il termine in questione deriva dal latino admiratio/admirari, e rimanda alla parola mirus, cioè meraviglioso, mirabile. E’ un guardare con meraviglia colui che, per sostanza morale, atteggiamenti di vita, successo professionale…, desta, appunto, la nostra ammirazione.

L’ammirazione vista dai filosofi antichi

E’ evidente che, nel nostro contesto, stiamo parlando di ammirazione nei confronti di modelli positivi. Dice giustamente Seneca, nelle Lettere a Lucilio, che è “bene provare un sentimento di venerazione per una persona che, con la sua autorità, possa rendere migliori anche gli aspetti più segreti della nostra vita. Felice colui alla cui presenza, anzi al cui semplice pensiero, ci si corregge! ” Questo vuol dire che la positività dell’altro ci può spronare a percorrerne le orme, fermo restando il nostro personale contributo, la nostra intima rivisitazione di quanto ammirato. Altrimenti saremmo solo degli specchi artificiali, senza una nostra immagine vitale.

L’ammirazione vista dai filosofi più vicini a noi

Dobbiamo anche stare attenti a non idealizzare colui per il quale proviamo ammirazione, con il connesso rischio che alla sua prima debolezza si frantumi ai nostri occhi la sua immagine cristallina. Ricordiamoci che non siamo solo pura essenza, ma anche carne malata, viaggiatori limitati del tempo. La nostra grandezza,ricorda Pascal, sta anche nel riconoscimento della nostra finitezza. Diverso è, invece, il discorso per quanto riguarda il problema religioso: ammiratori o imitatori di Cristo, nel caso, ovviamente, del cristianesimo? La risposta ce la fornisce il filosofo danese Kierkegaard: ” Signore Gesù Cristo! Tu non sei venuto al mondo per essere servito, e quindi neppure per farti ammirare…Tu eri la via e la vita. Tu hai chiesto solo ‘imitatori'”.

Kierkegaard intende dire che l’ammirazione, in questo caso, è qualcosa di freddo e impersonale, mentre l’imitazione
comporta un mettersi in gioco, assumere sulle proprie spalle Gesù come modello da imitare, per quanto ci consenta la nostra limitata umanità. E’ la sequela Christi, punto di riferimento ineludibile per un cristianesimo autentico e vissuto.

 

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