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Aurélien Barrau. Contro l’emergenza climatica serve una rivoluzione, ora!
Lo scienziato francese Aurélien Barrau ha scritto un libro in cui racconta perché la lotta per la vita sulla Terra è la madre di tutte le battaglie.
“Dobbiamo reinventare tutto e ciò potrebbe essere magnifico, ma bisogna fare presto!”. Questa l’esortazione che l’astrofisico francese Aurélien Barrau ribadisce con forza quando lo contatto a Grénoble, dove vive, per intervistarlo. Il suo primo appello per l’ambiente, o meglio “per la vita” dell’intero pianeta Terra, di uomini, animali, piante, l’aveva lanciato nel settembre 2018 con l’attrice Juliette Binoche sulle pagine di Le Monde. Moltissimi i firmatari, soprattutto fra le personalità più autorevoli della scienza e dell’arte, tra i quali Pedro Almodóvar, Bradley Cooper, Marion Cotillard, David Cronenberg, Ethan Hawke, Kirsten Stewart, Laurie Anderson, Gabriel Byrne, Patti Smith, Wim Wenders. In Francia il suo libro “Ora. La più grande sfida dell’umanità” ha già venduto 100mila copie e in Italia è appena uscito in libreria per add editore.
Il fisico italiano Carlo Rovelli, ritenuto da Foreign Policy uno dei 100 pensatori più influenti al mondo, lo ha definito “un libro importante, per il futuro di tutti noi”. E nelle sue 133 pagine, chiarissime e radicali, si presenta proprio così: come il testo da consigliare a tutti coloro che sono ancora scettici, confusi, disorientati rispetto all’emergenza climatica. In modo semplice, ma al tempo stesso scientifico e appassionato, la “beautiful mind” di Barrau, che non è un climatologo, ma anche lui un pensatore dalla visione allargata, interdisciplinare, con un dottorato in filosofia e 30 anni di osservazioni spontanee, ci spiega perché serve una rivoluzione etica, politica ed economica.
Emergenza climatica: tutti i consigli di Aurélien Barrau in un libro
Bisogna consumare meno, perché le risorse del mondo sono finite. La crescita economica eterna – ribadita di recente dal presidente Donald Trump a Davos – è una grande bugia che ci ha reso ciechi. E non esistono neppure energie completamente pulite; tutte le invenzioni umane hanno un impatto sul mondo, bisogna scegliere quelle che ne hanno uno inferiore. E basta perdersi in minuzie o tifoserie. Non c’è più tempo, bisogna agire, adesso. In realtà, Aurélien Barrau, classe 1973 e attualmente professore presso l’università Grenoble-Alpes, dice queste cose da quando era un ragazzo.
A Lifegate confida: “Mi sono sempre sentito vicino agli animali e molto rattristato dal fatto che la nostra società li consideri come oggetti. Sono vegetariano da vent’anni, ma non mi ritengo un esempio per gli altri. Cerco solamente di comunicare quello di cui sono consapevole. Probabilmente, mio zio, che ha realizzato dei film sugli insetti, mi ha aiutato a sviluppare questa sensibilità. È essenziale imparare a scoprire la bellezza di ciò che è spesso screditato o ignorato”.
Per lo scienziato, nella nuova civiltà bisogna godere delle piccole cose. Se si rinuncia a un viaggio in aereo, si può però riscoprire la bellezza delle minuscole vite che si nascondono in un prato. Barrau non è venuto in Italia a presentare il libro per non impattare sull’ambiente, ma invita a relazioni e alleanze per scongiurare l’estinzione. Chiunque abbia un figlio, un nipote o abbia a cuore i giovani, non può che ascoltarlo. Solo le menti migliori, come la sua, possono salvarci. Pensiamo a come erano considerate le donne – suggerisce Barrau – fino al secolo scorso nella stessa Europa: non avevano neppure il diritto di voto. Le battaglie femministe hanno capovolto il paradigma. Anche se non sarà facile: servirà “un vrai combat” (una vera battaglia).
Partiamo dai fatti più recenti: l’Australia brucia, mostrandoci la direzione tragica che il mondo intero sta prendendo a causa dell’emergenza climatica e dell’inquinamento. Perché la maggior parte delle persone si gira dall’altra parte e come possiamo smuoverla?
Il principale problema è che consideriamo ancora la foresta come una risorsa, mentre bisognerebbe guardarla “fine a sé stessa”. La foresta non è un accessorio utile al mondo: è una parte fondamentale del mondo. A ogni nuova catastrofe, si spera che quest’ultima costituirà il fattore scatenante della rivoluzione necessaria a cambiare le cose, ma le forze dell’immobilismo sono incredibilmente potenti. Ci dobbiamo arrendere all’evidenza: la battaglia per la vita sarà una vera battaglia.
Per lei l’umanità è colpevole di auto-terrorismo.
Sì. La parola terrorismo è utilizzata per indicare un male assoluto. Più grave e più forte degli altri. Un male imperdonabile che deve essere combattuto senza sosta, da tutti, indipendentemente dalle nostre convinzioni. Da questo punto di vista, oggettivamente, noi esseri umani siamo attualmente i terroristi di noi stessi. Distruggiamo a una velocità stupefacente persino la possibilità del nostro avvenire. È un crimine enorme. Senza precedenti.
Nel suo libro dice che bisogna soprattutto agire, senza perdersi in minuzie e polemiche. Prima cosa da fare: diminuire i consumi. Ma lei sembra andare oltre la “decrescita felice” teorizzata dall’economista Serge Latouche…
Infatti, non bisogna riferirsi a quella decrescita. La definizione della crescita economica è talmente aberrante che bisogna uscire da questa convenzione insensata. Poiché attualmente stiamo distruggendo il mondo, ci troviamo già in un regime di decrescita, nel senso forte e vero del termine. È ora di dirigersi verso una crescita autentica: quella delle forme di solidarietà e di rispetto, delle alleanze.
Quali sono i valori di questa rivoluzione etica, prima che tecnologica?
La cosa più urgente da fare è capovolgere gli indicatori di successo. Oggigiorno le attitudini predatorie godono di una connotazione positiva. È drammatico. Bisogna, credo, cambiare i codici, valorizzando al massimo una certa umiltà nella nostra relazione con la vita.
Lei propone “un nuovo asse ecologico fra Europa e Africa”. Che cosa intende di preciso?
I legami tra l’Europa e l’Africa sono antichi e complessi. Il colonialismo ha forgiato il mondo attuale. E bisogna ammettere che in un modo o nell’altro da esso non ne siamo mai realmente usciti. È necessario abbandonare radicalmente questa logica coloniale e allearsi con l’Africa per apprendere da essa.
Ha ammesso di dire queste cose da 30 anni, da quando era molto giovane. Come ha sviluppato questa consapevolezza?
Credo che mi sia bastato guardarmi intorno. Non mi ritengo una persona esemplare e devo ancora migliorarmi. Però, mi è sempre sembrato che la nostra insensibilità nei confronti delle principali sfide della vita fosse assurda. Una grande influenza su di me l’ha avuta mio zio che ha realizzato dei film sugli insetti. È essenziale imparare a scoprire la bellezza di ciò che è spesso screditato o ignorato.
Intanto prevalgono gli indifferenti, fra le persone comuni e fra chi ha il potere politico ed economico. Anche molti attivisti per i diritti umani e giornalisti non capiscono che l’ambiente comprende tutto. È la priorità. Il suo è un appello all’unità?
Bisogna essere seri. I pazzi non sono quelli che ci dicevano: pensare che l’aumento esponenziale dell’utilizzo delle risorse possa durare in eterno in un mondo finito, rivela uno stato di idiozia avanzata.
Si aspettava un’adesione così ampia all’appello, lanciato da lei e l’attrice Juliette Binoche, fra personaggi celebri e scienziati?
Ne sono stato felicemente sorpreso. Ma, ancora una volta, ciò non ha cambiato alcunché. Di nuovo le nostre parole sono rimaste lettere morte.
Vuole lanciare un messaggio adesso?
Dobbiamo reinventare tutto e ciò potrebbe essere magnifico. Ma bisogna fare presto.
Immagine di copertina: l’astrofisico Aurélien Barrau durante una lezione. Foto per sua gentile concessione Images
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