
Esce a fine anno Get Up: il nuovo album di Ben Harper.
Give Till It’s Gone: un disco personale e profondo. Sentito.
Mr. Harper, lo sappiamo, ha un talento speciale. È uno dei
musicisti e cantautori più significativi degli ultimi
vent’anni, ottimo autore di testi, personaggio carismatico e
affascinante, socialmente impegnato. Ha da poco superato i 40 anni,
con il penultimo lavoro ha cambiato band e oggi dà alle
stampe il decimo album in studio.
Disco particolare, questo Give Till It’s Gone: è un capitolo
particolarmente profondo, personale e sincero nella sua carriera,
purtroppo senza sfiorare i picchi raggiunti in passato. Al suo
fianco, i nuovi compagni d’avventura Relentless7: la rinnovata
energia che avevamo trovato in White Lies For Dark Times tuttavia
qui emerge solo a tratti (nei brani Rock’n’Roll Is Free, Clearly
Severely, Do It For You, Do It For Us).
Intendiamoci: la scrittura è sempre valida, così come
i contenuti e gli arrangiamenti, ma sembra sempre mancare qualcosa
per arrivare all’eccellenza. Non è un disco facile al primo
ascolto: i testi affrontano in modo viscerale profonde ferite,
c’è una costante ricerca di se stessi, ma sempre tenendo a
mente l’importanza della fede, della speranza e dell’ottimismo.
Si passa dall’introspezione di Don’t Give Up On Me Now, al coraggio
di I Won’t Be Broken, alla positività di Spilling Faith,
scritta a quattro mani con Ringo Starr. C’è il blues
elettrico di Waiting On A Sign e Dirty Little Lover, ma anche le
malinconiche e dolci ballate Feel Love e Pray That Our Love Sees
The Dawn (ospite Jackson Browne ai cori).
E proprio le collaborazioni sembrano essere i momenti più
felici in scaletta: quella con l’ex Fab Four sfocia in una lunga e
spontanea improvvisazione (Get There From Here, quasi 6 minuti),
che assieme a Spilling Faith contagia di ottimismo l’intero disco,
mentre il contributo di Browne dona un pizzico di magia. «Ho
voluto creare un suono fresco che però fosse legato a tutto
quello che ho sempre fatto», ha dichiarato Ben; nonostante la
presenza di ospiti, quindi, definisce questo lavoro come un album
solista, per il carattere fortemente personale delle canzoni,
ognuna delle quali ha segnato una tappa importante nell’ultimo anno
e mezzo della sua vita.
Preparatevi quindi a un viaggio denso e piacevole, che sebbene non
si possa annoverare tra le prove più memorabili del nostro,
mantiene una sua integrità e dignità, tra gioie e
riflessioni, osservazioni sul mondo, sulla vita e sul loro costante
metterci alla prova.
E proprio quando sembra di essere senza via d’uscita, rimane la
sorpresa dei piccoli eventi e incontri inaspettati, che riescono a
offrire qualcosa di unico e speciale.
Silvia Pellizzon
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