Direttiva rider, nuove regole per il lavoro legato a piattaforme digitali

Con la direttiva rider approvate nuove norme a tutela di quasi 30 milioni di lavoratrici e lavoratori delle piattaforme digitali in Europa.

Dopo un iter complicato iniziato a fine 2021, è finalmente in dirittura d’arrivo la cosiddetta direttiva rider, fondamentale per la tutela dei quasi 30 milioni di lavoratrici e lavoratori delle piattaforme digitali in Europa. Un numero destinato a crescere nei prossimi anni, che comprende non solo persone impiegate nel delivery ma anche per esempio nel settore delle pulizie, della cura, della consulenza online. Figure professionali che rispondo alla gig economy, un modello basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo.

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In Europa sono circa 30 milioni le persone che lavorano con piattaforma digitale © kai pilger/unsplash

Direttiva rider, nuove regole per l’uso degli algoritmi

L’11 marzo i ministri dell’Occupazione e degli affari sociali dell’Unione europea (Ue) hanno confermato l’accordo provvisorio sulla direttiva relativa al lavoro mediante piattaforme digitali raggiunto l’8 febbraio 2024 tra la presidenza del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo. Si tratta in assoluto del primo atto giuridico dell’Ue che ha l’obiettivo di regolamentare e migliorare la gestione algoritmica sul posto di lavoro.

Le nuove regole renderanno più chiaro l’uso degli algoritmi e riconosceranno lo status di dipendente per chi lavora su piattaforme come Uber e Deliveroo. L’accordo inoltre garantisce che le persone siano debitamente informate sull’uso di sistemi di monitoraggio e di decisione automatizzati riguardanti, tra l’altro, la loro assunzione, le loro condizioni di lavoro e i loro guadagni. Per quanto riguarda le decisioni automatizzate, queste non potranno essere prese senza la supervisione e la valutazione umana. Inoltre il personale avrà diritto di ottenere una spiegazione e una revisione di tali decisioni. Parliamo quindi di misure utili anche per contrastare il lavoro autonomo fittizio e per uscire dal “ricatto del cottimo” che ha pesato in questi anni sulle condizioni di molti rider.

Casi e sentenze che hanno fatto scuola in Italia

In questo percorso verso un regolamento più giusto anche per la tutela del personale del food delivery, non possiamo dimenticare in Italia il caso di Sebastian Galassi, studente-fattorino di 26 anni  travolto tragicamente da una persona alla guida di un suv a Firenze, nell’ottobre del 2022, mentre effettuava una consegna in scooter per Glovo, la multinazionale spagnola del delivery. Il giorno dopo la sua morte, sul suo cellulare è arrivato un messaggio di licenziamento per condotta inappropriata: un messaggio automatico partito dall’app, per informare che a causa della consegna mancata il rapporto di lavoro sarebbe terminato.  L’azienda si è scusata con i familiari che hanno reso noto il fatto, ma l’evento ha rimarcato un problema riguardante la “disumanizzazione” della gestione del rapporto di lavoro, oltre al problema della sicurezza in strada e la modalità del fare consegne nel minor tempo possibile, lavorando a cottimo.

Altra conquista importante è stata la sentenza datata 29 novembre 2022 del tribunale di Milano che ha costretto Glovo ad assumere un fattorino di cui era stato stracciato il contratto per un presunto atto illegittimo compiuto durante il turno. Grazie alla sentenza, è stato imposto alla piattaforma di reintegrare il lavoratore, un migrante di circa 30 anni, migliorandone le condizioni, con un contratto fisso a tempo pieno, un inquadramento migliorativo (da quello della logistica a un contratto del commercio) e con il riconoscimento dell’equivalente dell’anno non lavorato.

Direttiva Rider, prossime tappe

Ora manca solo un ultimo passaggio formale, ovvero il voto finale a Strasburgo da parte del Parlamento europeo ad aprile. Una volta completate le fasi formali dell’adozione, i 27 Stati membri avranno due anni di tempo per recepire le disposizioni della direttiva nella legislazione nazionale.

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