Intervista a Sugar Blue

Intervista a Sugar Blue L’idea che ha portato alla nascita di questa nuova rubrica musicale è quella di tentare di rapportarsi alla musica con gli occhi di chi ne ha fatto la propria vita. Abbiamo quindi chiesto aiuto ai musicisti stessi, per lo più giovani, e quindi ancora alla ricerca della completa definizione della propria

Intervista a Sugar Blue

L’idea che ha portato alla nascita di questa nuova rubrica
musicale è quella di tentare di rapportarsi alla musica con
gli occhi di chi ne ha fatto la propria vita. Abbiamo quindi
chiesto aiuto ai musicisti stessi, per lo più giovani, e
quindi ancora alla ricerca della completa definizione della propria
specifica identità professionale, che proporranno di volta
in volta le loro domande a grandi artisti già affermati.
Quanto emerge da questa prima intervista è un mondo di
pensieri, emozioni, che legano profondamente artisti apparentemente
molto diversi tra loro, un’immediata risonanza tra persone che non
si sono mai incontrate ma che condividono, ognuno a suo modo, una
ricerca profonda che forse potrebbe essere il senso della vita
stessa.

Sugar Blue nasce ad Harlem, New York e cresce tra le note di
Billie Holiday e James Brown nell’ambiente del leggendario Apollo
Theatre dove sua madre è cantante e ballerina. Una notte per
strada, da un bidone di spazzatura pieno di vecchi 78 giri pesca un
vecchio album di Sidney Bechet dal titolo “Sugar Blues” che da quel
momento diventa il suo nome d’arte. Appena finito il liceo
già suona con Muddy Waters, Brownie McGhee e altri e a 26
anni va in Europa dove nel 78 a Parigi inizia una collaborazione
con i Rolling Stones. Pubblica 2 album come solista: “Crossroads” e
“From Chicago to Paris” con riletture di blues classici e brani di
sua composizione. Poi, rientrato in America suona per due anni con
i Blues All Stars di Willie Dixon prima di formare una sua band nel
1983. Nel 1985 riceve un Grammy Award per il suo “Blues Explosion”
registrato live al Montreux Jazz Festival e pubblicato
dall’Atlantic. Negli anni registra e suona praticamente con tutti i
grandi: Frank Zappa, Bob Dylan, B.B. King, Art Blakey, Stan Getz,
Lionel Hampton e Johnny Shines solo per fare qualche nome. Negli
anni 90 con l’Alligator pubblica 2 album: Blue Blazer (’93) e In
Your Eyes (’94) e di lui si parla come “il Charlie Parker e il Jimi
Hendrix dell’armonica”.

Noi lo abbiamo incontrato lungo la sua tournee in Italia appena
conclusasi, ma che, visto il successo e le richieste,
ripeterà presto.
La prima sorpresa è stata di trovarsi di fronte a un
fantastico cantante.
Grande voce, cosa che non emerge dalle incisioni.
Poi l’arpa. No quella è un’altra cosa, più lo guardi
e meno capisci come fa.
No mi dispiace, non è questione di tecnica, altrimenti la
dolce ragazza dal volto d’angelo preferirebbe uscire, magari, con
l’atletico Eddie Van Hallen piuttosto che con il grosso uomo nero
dalle tozze mani magiche.
Già la tecnica eccelsa sembra essere il vanto ma anche il
limite principale di questo grande artista; almeno così
hanno riferito alcuni critici che riconoscendone le indubbie doti
lo hanno spesso accusato di virtuosismo e di una certa
freddezza.
Bhè, si sbagliano, forse a volte non è difficile solo
fare musica ma anche ascoltarla.
Sugar è tutt’altro che freddo. La sua musica è
immediata: donne insonni che in attesa dell’amato si abbandonano in
languinosi canti , uomini e donne che si cercano e non si
capiscono, bambini nati con idee precise… . Insomma
è il blues.
Si, ma non solo. Forse perchè il percorso che lo ha portato
a diventare uomo di blues è diverso da quello canonico (i
suoi primi eroi sono stati Dexter Gordon e Lester Young), forse per
quello strano movimento che nel ’78, appena terminata la tournee
mondiale con i Rolling Stones (fama e soldi, tanti soldi davanti)
lo ha portato a salutare Jagger e compagni per cercare qualcosa di
personale.
Certo è che quello che esce dall’armonica di Sugar Blue (ma
come dice lui stesso “sarebbe potuto essere un violino, una
chitarra o un sax, ecc.”, che altro non sono che mezzi per
esprimersi) è qualcosa di diverso, di nuovo. Chiamatelo
jazz, fusion, R’n’B, o come vi pare, non importa.
Quello che importa è che non sia un gioco solipsistico,
l’importante è che sia ricerca.
“E’ la ricerca che ti insegna. Non è ciò che sai che
è importante, è ciò che tu non sai che
è importante. Perché ciò che tu non sai ti
porterà verso un sentiero da cercare e intuire. Quello che
sai già non è in realtà di nessuna
rilevanza,… perchè è legato a ieri. E’
ciò che stai cercando che ti da l’oggi, e ti farà
trovare il domani”.
L’importante è cercare…. allora soffia Sugar, soffia,
la risposta viaggia nel vento.

Abbiamo chiesto a dei musicisti cosa chiederebbero a Sugar
Blue…e abbiamo raccolto molte domande che vorremmo
farti….
Chiedimi allora!! Se saprò le risposte ti
risponderò!!

Ok! La prima è …: con che tipo di armonica
hai più feeling, quelle con il favo in legno, plastica o
metallo?

Con quelle che suonano!! Non mi importa di che materiale è
fatta, se è intonata e ha la giusta compressione va bene per
me. Ma la mia preferita, se devo dirlo, Hohner Special 20: ha un
corpo di plastica e una grande anima.

Perché hai scelto l’armonica? Qualcuno te l’ha
suggerita?

Non l’ho scelta io, lei ha scelto me! Ho provato il sax, il flauto,
perfino il violino! Ho suonato la chitarra, un po’, ma quando ho
preso in mano un’armonica, non so perché,… è
una sorta di patto per me. Sarà forse che…. erano
gli anni sessanta… , era uno strumento che ti puoi portare
dietro ovunque vai…,.. ma… c’è qualcosa di sexy
in questo!

Quando suoni l’armonica è come se cantassi?
C’è un rapporto tra le due cose?

Ma….faccio una meglio dell’altra…ma ce la metto tutta
in entrambe!!! Ho cominciato a suonare l’armonica molti anni fa,
qualcosa come… 35 anni fa? e l’ho suonata per almeno
vent’anni prima di mettermi a cantare… Ho cominciato a
cantare perché il cantante non si è presentato
…..e poi non me ne sono più liberato!!

Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua
vita?

Ho sempre voluto suonare, da che ricordo, fin da quando ero
bambino. Mia madre era cantante e ballerina e…e io ho sempre
amato la gente di spettacolo, la gente creativa, un pò
pazza, espressiva,… e volevo essere uno di loro. E non so
proprio se lo sono diventato,… ma ci sto provando a bestia,
ragazzi! Non c’è cosa più divertente che io conosca o
di cui abbia avuto esperienza, della gioia di fare musica con la
gente. La musica è una di quelle cose che avvicina le
persone, gli fa condividere qualcosa che le unisce, non ci sono
stress, c’è solo armonia. Questa è la bellezza e la
gioia della musica per me.

C’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha portato
su questa strada? Una persona o un fatto in
particolare?

Suppongo il fatto di ascoltare musica a casa, ascoltare gente come
Duke (Ellington), Prez (Lester Young), Billie Holiday, Ray Charles,
le big bands, con mia madre… Forse… mia madre mi ha
veramente introdotto alla musica. Era l’ultima cosa al mondo che
avrebbe voluto io facessi per vivere! Ma, sai com’è, hai
cominciato una cosa…devo portarla a termine! Credo…
Lester Young è stata la prima esperienza che ho avuto e che
veramente ricordo, in musica. Chiesi a mia madre che tipo di musica
fosse, mi disse che era il blues, e da li ci sono rimasto incollato
per sempre.

Sei emozionato prima di suonare? Se si, di più
come sideman o con i tuoi progetti?

Sono emozionato dalla musica in generale. Ho suonato con gente come
Ray Charles, B.B King, Lonnie Brooks, Koko Taylor, Willie Dixon e
Bob Dylan, ho avuto la possibilità di registrare con alcuni
di loro e ho avuto l’opportunità di fare musica mia. E’
veramente difficile da dirsi, non c’è differenza per me;
è comunque una fantastica occasione musicale,
l’opportunità di condividere una gioia, e è per me un
piacere immenso! Non si tratta di me ma della musica, e se hai la
possibilità di suonare con qualcuno, non importa se sei
davanti o dietro o al lato, ma è importante che sei nella
cosa, che puoi farne parte, questa è veramente la grande
gioia della musica, farne parte….Diavolo! E’ come vivere! E’ come
essere parte della comunità, e se puoi esserne parte e
aggiungere qualcosa, non importa se sei la testa o le gambe
perché c’è bisogno di entrambe per muoversi.

E’ come se tu fossi andato oltre il limite fisico del
tuo strumento. Hai creato un suono che non ci si aspetterebbe da
un’armonica! E’ come se ci fosse un qualcosa in più! Questo
è perché tu hai un’idea musicale o un’immagine
musicale da raggiungere che hai tradotto in un suono udibile,
è un qualcosa che si sviluppato gradualmente per conto
proprio, o qualcosa che è avvenuto senza che tu te ne
rendessi conto?
Ho ascoltato tanti musicisti,
chitarristi, sassofonisti, batteristi, tastieristi, e ho voluto
provare a prendere lo strumento al quale mi sentivo più
vicino, e a metterci dentro il cuore, più che potevo, e
tutta la musica che avevo sentito intorno a me. Non ho in
particolare provato a fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto
prima, ma ho provato solo a fare qualcosa che io non avevo mai
fatto prima!

Ma come hai raggiunto questo suono?
Pratica?… Ti eserciti…. suoni cose tipo Little Walter,
Stevie Wonder, grandi armonicisti; o Jimi Hendrix, B.B. King,
grandi chitarristi. Ascolti gente come questa, e Jimmy Smith che
è un grande tastierista …e provo a tirar fuori dal mio
strumento qualcosa di quello che ho ascoltato. Non so veramente se
puoi suonare la chitarra, la tastiera o cose simili con l’armonica,
ma quello che provo a fare è forse di prendere delle
emozioni che provengono da questi strumenti e da queste
persone… Se qualcuno ti tocca, questa sensazione ti da
un’esperienza che vuoi esprimere, non sai come ma cerchi di
portarla fuori in ogni modo possibile. Quello che voglio dire
è che non c’è un metodo, puoi leggere libri, puoi
guardare dei video, ma la vera esperienza della musica è
come l’esperienza della vita per me, è quello che ricevi
dagli altri, dalle loro emozioni, che fa di te quello che sei.
Prima di poter conoscere te stesso devi conoscere qualcun altro.
Conosciamo le cose della vita attraverso le persone che abbiamo
intorno, dal momento che nasciamo, attraverso le nostre madri,
padri, insegnanti, amici, amanti, figli, impariamo dalle nostre
esperienze con gli altri.

Trovi ci sia un legame tra i primi suoni che hai emesso
con il tuo strumento e il tuo suono attuale?

Oh si! I primi suoni mi hanno talmente spaventato!! Devo poter fare
meglio di cosi, mi sono detto!! Mi ricordo, suonavo in giro per
casa…, e mia madre diceva: ” figlio, lo apprezzo molto ma per
favore vai fuori con questo rumore!!” Tutti amano la musica ma
nessuno vuole sentirti fare esercizi! Ma è l’unico modo di
migliorare!!! Così, di solito devi trovarti un posto dove
nessuno può sentirti!
A volte mi esercito in viaggio quando siamo in tournee, e mando
tutti ai matti, quindi per ora ho smesso di farlo, ma
ricomincerò di nuovo! Mi dispiace gente, ma ho provato a
fare i videogiochi con il telefonino ma è noioso!!!

Rice Miller, Little Walter e Junior Wells, quale
preferisci?

Rice Miller, Little Walter e Junior Wells! Beh,… è
come parlare con il papa dei santi! Quale santo preferisci?… Io
li amo tutti! Loro sono tutti santi! E’ come scegliere la terra,
scegliere il mare o scegliere il cielo, non puoi perché sono
un tutt’ uno, un’unità, fanno parte uno
dell’altro…perché…,voglio dire.., Rice Miller
per me… ,non potrei vivere senza di lui. Junior Wells in un
certo senso è un’estensione di Rice Miller e Little Walter
è….. ,ma ce n’è uno che non hai nominato! E’
Big Walter! Big Walter è stato uno che ha influenzato tutti
loro! Tu stai parlando forse di quattro dei più grandi
armonicisti di blues che ci siano mai stati. Non posso separarli.
Ho provato a scegliere! C’è stato un tempo, quando ero un
giovane musicista, in cui dicevo che per me Little Walter era il
più grande armonicista che abbia mai suonato, e il resto non
contava; Ma poi, ascoltando gli altri mi sono reso conto!..
Si,… Little Walter può fare questo, e lui ha una sua
particolare forza, e il suo tipo di approccio con lo strumento, che
è strabiliante. Ma poi ascolti Sonny Boy, e Sonny Boy ha
qualcosa di incredibile…… così semplice e
profondamente complesso… E Junior Wells ragazzi! Junior ha
una forza, un sentimento,… che sprigionano dall’armonica,
attraverso il suo suono, e una passione che è incredibile.
Non puoi veramente scegliere uno o l’altro. E’ come se avendo
l’opportunità di ascoltarli,… allora la cosa migliore
è di apprezzare ciascuno di loro e capire come, se puoi,
incorporare il più possibile loro conoscenza, perché
scegliere uno piuttosto che l’altro vuol dire anche perdere
qualcosa. E non vuoi perdere perché scegli!!

Come sviluppi il tuo personale linguaggio musicale? Che
metodo segui? Hai una melodia in testa e poi cerchi di riprodurla
con il tuo strumento?

A volte ho una melodia in testa, e non posso farla con il mio
strumento…. e questo ti fa impazzire!!! Ma poi ti fa
guardare, ti fa cercare, e è la ricerca che ti insegna. Non
è ciò che sai che è importante, è
ciò che tu non sai che è importante. Perché
ciò che tu non sai ti porterà verso un sentiero da
cercare e intuire. Quello che sai già non è in
realtà di nessuna rilevanza,… perchè è
legato a ieri. E’ ciò che stai cercando che ti da l’oggi, e
ti farà trovare il domani. E questa è la cosa
più importante. Sono le cose che non sai che sono importanti
nella vita in generale, perché se sei contento con quello
che sai, non crescerai. Non essere felice con ciò che credi
di sapere!!

Come ti eserciti con il tuo strumento?
Nel miglior modo che posso! Diciamo…. qualcosa come…
,ascolto qualcuno suonare qualcosa, e quindi mi siedo lì e
cerco di capirlo (suonandolo). Ci si esercita su cose che si
è ascoltato suonare da altri. Per acquistare dimestichezza,
per padroneggiare lo strumento mi esercito con le scale,
noiosissime scale!! Fino al punto in cui ti fanno diventare
completamente matto e che ti annoiano a morte! Ma il solo modo di
imparare a parlare una lingua è capire la lingua. Capire
come funziona l’alfabeto. Non puoi comporre parole se non conosci
l’alfabeto. Quindi devi lavorare al tuo alfabeto, e quando hai
capito come arrivare dalla a alla z, allora cominci a leggere molti
libri, o musicalmente parlando ascolti molta musica. Come a
dire…, sei la musica che ascolti…., quello che ascolti
è ciò che sei. E quando cerchi di creare qualcosa
attingi da tutto ciò di cui hai fatto esperienza ascoltando.
Perché ogni cosa è già stata fatta prima. Non
c’è niente che puoi suonare, niente che tu puoi scrivere o
una qualsiasi cosa che tu puoi fare che non sia già stata
fatto. Ma è il modo, che tu puoi vedere di fare
diversamente. Come a dire…,il modo in cui tu percepisci
ciò che è. Questo è il modo in cui è,
va bene! Fammelo andare a vedere da un’altra angolatura!

Che musica ascolti?
Ascolto tutto! Folk, jazz, hip-hop, funk, rock and roll, classica,
ogni tipo di musica.

Ma c’è un particolare tipo di musica che ascolti
in questo momento?

Si, tutte! Un mio amico mi disse una volta che ci sono solo due
tipi di musica.

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