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Hernán Mamani e la riscoperta dell’energia femminile
Hernán Huarache Mamani è un peruviano di etnia “quechua”. Dopo una malattia si avvicinò al mondo dei curanderos e scoprì i principi dell’energia femminile
Hernán Mamani è un “uomo di medicina”, conosce a fondo la tradizione spirituale Inca. Lasciata la famiglia a undici anni per alleggerire i genitori di “una bocca in più da sfamare”, cominciò a lavorare e continuò gli studi. Si laureò in Economia e in Lingue all’università di Arequipa (Perù) e ottenne un posto al Ministero dell’Agricoltura. A questo punto si ammalò gravemente. Dato per spacciato dai medici, fu guarito dal padre, contadino e, all’insaputa di Hernán, abile curandero.
“Per me fu come uno schiaffo. Io credevo che quello che avevo imparato all’università fosse l’unica verità. Eppure una persona umile come mio padre mi insegnò che c’era anche un altro sapere che io avevo dimenticato.”
Incuriosito, Mamani intraprese un lungo percorso di ricerca spirituale. Conobbe diversi curanderos, ma fu una comunità di sole donne, sagge che custodiscono antiche conoscenze nel cuore della foresta amazzonica, a fargli riscoprire le sue radici.
Grazie a loro, Mamani scoprì “la dimensione dell’amore”, l’intimo legame di ogni essere vivente con Pachamama, la Terra, Dea Madre. Per diciassette anni studiò i principi dell’energia femminile e le antiche civiltà andine che si fondavano su un sano equilibrio tra uomini e donne.
“Anticamente, in Perù esisteva una specie di università femminile, la Akllawasi”, ha spiegato Hernán Mamani. “L’università del mondo occidentale ha un’impronta maschile, è orientata a una visione del mondo esterno che trascura il mondo interiore e lo spirito. La Akllawasi era improntata sulla conoscenza di sé, aiutava a trovare uno scopo, una direzione nella vita. Oggi non esiste una istituzione del genere, ma forse in questo secolo si potrà realizzare.”
Poiché “l’amore si dimostra con i fatti”, Mamani sta già lavorando per realizzare l’Università della Vita e della Pace, che “aiuterà a creare e sviluppare quella parte mancante dell’umanità, contribuirà a un utilizzo della scienza e della tecnologia per il benessere dell’umanità, per creare un mondo migliore”. Ad Arequipa, dove il Prof. Mamani è stato docente universitario per 25 anni, è attivo dal 2002 l’asilo “Jardin de la Vida y de la Paz”. Seguiranno elementari, medie, e così via. Il professore ha già investito tutti i proventi dei suoi libri in questo progetto e ha creato la Fondazione Mamani e l’associazione I.N.C.A. per reperire fondi per la sua realizzazione.
Mamani è convinto che presto le donne riprenderanno le redini della società e si potrà finalmente realizzare un mondo di fratellanza e di pace. Del resto, quando la donna era il motore della società, il “governo delle quattro regioni”, detto Tawantinsuyo, riunì gran parte del Sud America in una democrazia fondata sulla condivisione delle conoscenze, senza bisogno di invasioni militari. Cinquecento anni fa, questa sofisticata civiltà fu distrutta da conquistadores europei come Pizarro. Oggi, proprio da qui potrebbe arrivare un’inversione di tendenza:
“È in atto un passaggio da un ciclo maschile a un ciclo femminile. Le donne si stanno risvegliando, basta guardare ai cambiamenti avvenuti in Italia negli ultimi cinquant’anni”.
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