Litfiba, tornati insieme!

E otto. Con quello di martedì 13 aprile sono otto i concerti dei Litfiba che ho visto nella loro storia (più almeno un paio di Pelù solista). E vi posso garantire che i Litfiba ci sono al 100%. Se qualcuno avesse mai avuto timori di una riunione a soli fini commerciali, senza affiatamento e senza

E otto. Con quello di martedì 13 aprile sono otto i
concerti dei Litfiba che ho visto nella loro storia (più
almeno un paio di Pelù solista). E vi posso garantire che i
Litfiba ci sono al 100%. Se qualcuno avesse mai avuto timori di una
riunione a soli fini commerciali, senza affiatamento e senza il
carisma e l’energia di un tempo, ebbene, la prima data del tour che
vede riformarsi la storica coppia Piero & Ghigo ha spazzato via
ogni possibile dubbio. Dopo undici anni dal loro scioglimento i
Litfiba sono tornati intatti, anzi, oltre un decennio di
separazione tra i due, con conseguente riduzione del pubblico che
li seguiva (specialmente per i Litfiba guidati dal solo Renzulli),
li ha probabilmente caricati ancora di più e al Forum di
Assago hanno dato il meglio di sé per il pubblico che lo
riempiva in ogni ordine di posti.

 

A differenza di una normale tournée oltretutto stavolta
non c’era un ultimo album da promuovere e la scaletta è
stata la gioia dei fan più affezionati con molti brani
provenienti dai primi tre leggendari album degli anni ’80 (la
cosiddetta “trilogia del potere” che sugellò il gruppo
fiorentino come il più innovativo e significativo del rock
italiano dell’epoca).

 

Tra le canzoni eseguite segnalo “Bambino”, cantata da
Pelù tutta in ginocchio e alla fine dedicata al Papa
“…perché è stato anche lui bambino”, e poi
“Cuore di Vetro”, “Paname”, “Corri”, “Resta”, “Lulù e
Marlene” e un’ironica versione dell’inno antimilitarista “Ferito”
con il testo declamato da Pelù su un tappeto musicale
derivato dalla coda di “Tex” su cui si innestavano citazioni
western dal maestro Morricone. Assente invece l’ultimo album
pubblicato prima dello scioglimento della coppia, “Infinito”, che
strizzava un po’ troppo l’occhio a sonorità
pop-elettroniche.

 

Due ore abbondanti di concerto al fulmicotone, praticamente
senza pause tra un brano e l’altro, una band dall’attitudine quasi
metal e la scintillante chitarra latin rock di Ghigo. Il tutto
senza neanche uno schermo a ingrandire e spettacolarizzare le
immagini. Eppure l’energia è corsa via lo stesso, dal palco
fino all’ultima fila, e si è trasformata, dalla passione di
chi suonava e contava alla positività della buena onda che
ha travolto il pubblico.

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