Diritti umani

In Messico i bambini soldato si arruolano per difendere le loro famiglie

Nello Stato del Guerrero, nel sud-ovest del Messico, le strade sono comandate dai narcos e per andare a scuola si muore. Per proteggersi dalle bande criminali, quasi cento bambini si sono uniti ufficialmente al corpo di polizia della comunità.

Aggiornamento 25 gennaio – Il governatore dello stato del Guerrero Héctor Astudillo, dopo la protesta e il blocco della strada da parte delle comunità indigene che avevano arruolato nuovi bambini soldato, ne ha incontrato i rappresentanti e ha promesso di trovare gli assassini del gruppo di musicisti, di coinvolgere l’esercito, la guardia nazionale e la polizia statale per garantire la sicurezza della zona e di annullare 66 mandati d’arresto nei confronti dei membri della polizia indigena. Il Crac-pf ha sospeso il blocco stradale, avvertendo però che lo riprenderà se le promesse non saranno mantenute.


 

Altri diciannove bambini tra i 6 e 15 anni si sono arruolati nella polizia comunitaria del Guerrero, uno Stato del Messico sud-occidentale, per difendere se stessi e le proprie famiglie dalle gang. Sono gli orfani dei dieci musicisti, appartenenti al popolo indigeno nahua, che il 17 gennaio sono stati uccisi dalla banda criminale Los Ardillos, la quale mira ad ottenere il controllo assoluto del territorio. Adesso i minori arruolati sono più di novanta, sono dei sopravvissuti e non hanno altra scelta che continuare a rischiare la vita.

La “cerimonia di arruolamento” dei bambini soldato

La polizia comunitaria (Crac-pf), il gruppo nato nel 2014 come esercito popolare di difesa, raccoglie i membri delle sedici comunità locali che, da sole, cercano di resistere al regime di terrore del cartello che da più di vent’anni comanda il traffico di droga nell’area montuosa del Guerrero.

Il 22 gennaio i media locali sono stati invitati ad assistere alla “cerimonia di arruolamento” dei minori, tutti armati di fucile, in divisa. La strada che collega Chilapa a Hueycatenago è stata bloccata. “Non ce ne andremo finché non arriverà il presidente della Repubblica López Obrador”, ha dichiarato il coordinatore, David Sánchez Luna. “Deve dare una risposta alle nostre richieste e garantire la sicurezza delle nostre comunità”.

Bambini soldato Messico
“Adesso ho paura di morire in uno scontro, ma prima la paura di andare a scuola era anche più grande”,
sostiene Emiliano, 13 anni, che da grande voleva fare il medico e ora abbraccia un 410 da caccia © José Luis de la Cruz

La testimonianza di Emiliano, 13 anni

Non è la prima azione dei bambini soldato. Già nel maggio scorso avevano marciato per le strade di Ayahualtempa e Alcozacánal, seguiti di quasi duemila persone, per formalizzare l’ingresso nel gruppo dimostrando di essere stati educati all’uso delle armi. Bambini senza futuro né protezione, armati per combattere e usati per attirare l’attenzione della politica.

“Adesso ho paura di morire in uno scontro, ma prima la paura di andare a scuola era anche più grande”, sostiene Emiliano, 13 anni, che da grande voleva fare il medico e ora abbraccia un 410 da caccia. La scuola l’ha abbandonata perché la probabilità di essere centrato da un proiettile lungo la via era troppo alta, e alla polizia comunitaria deve la vita del fratello.

Una cornice di totale indifferenza

In un video diffuso sul web a maggio, alcuni bambini chiedevano la liberazione di dodici ostaggi rapiti da Los Ardillos, dichiarando di essere i sopravvissuti alla strage del gennaio 2019, quando la piccola comunità indigena di Rincón de Chautla era stata tenuta sotto assedio per quattro ore da 150 guerriglieri, che si erano lasciati alle spalle una scia di sangue e devastazione. La risposta alla richiesta di intervento delle forze armate, avanzata direttamente al governo centrale, era stata il silenzio assoluto.

Quello che sta accadendo in questa regione è solo un tassello della truce realtà nazionale: secondo i dati diffusi dalla Rete per i diritti dei bambini in Messico (Redim), dal 2000 ad oggi sono stati 21mila i bambini vittime di omicidio, 1.463 solo nel 2018. Per l’Unicef, invece, sono 5.790 i minori scomparsi dal 2010 al 2017. In una cornice di totale indifferenza, criminale e allargata.

Foto in anteprima © José Luis de la Cruz

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