Molestie olfattive, l’aria che “puzza” rovina salute e ambiente

Attività come la raffinazione del petrolio, il trattamento dei rifiuti, la purificazione di acque reflue immettono nell’atmosfera composti odorigeni. I cittadini le percepiscono come inquinamento da odori che può causare molestie olfattive e rischi ambientali all’interno delle comunità circostanti. In Sicilia è nata un’app per segnalare queste molestie olfattive con lo scopo di contenere le

  • Attività come la raffinazione del petrolio, il trattamento dei rifiuti, la purificazione di acque reflue immettono nell’atmosfera composti odorigeni.
  • I cittadini le percepiscono come inquinamento da odori che può causare molestie olfattive e rischi ambientali all’interno delle comunità circostanti.
  • In Sicilia è nata un’app per segnalare queste molestie olfattive con lo scopo di contenere le emissioni.

 “La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo”, scriveva Guy de Maupassant in “Viaggio in Sicilia” nel 1885. Ma, va precisato, oggi in alcune zone dell’isola l’odore più diffuso non è più quello di agrumi e fiori: percorrendo il tratto di Orientale Sicula tra Catania e Siracusa si incontrano i miasmi nauseabondi di spazzatura, uova marce e composti chimici vari, emessi dalle discariche e dal polo petrolchimico tra i più grandi d’Europa.

Il problema va ben oltre il proprio naso: è dimostrato, infatti, che ciò che può essere percepito come inquinamento da odori negli anni ha compromesso gravemente la salute di chi abita questi luoghi, con rischi ambientali connessi.

Proprio le sollecitazioni dei cittadini hanno spinto il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche, a unire le forze con Arpa Sicilia per realizzare Nose – Network for Odour SEnsitivity. Il progetto include una web app gratuita che consente alle persone di segnalare le molestie olfattive in forma anonima, georeferenziata e in tempo reale.

Come funziona la web app per segnalare le molestie olfattive

Proprio il tempismo è il primo importante traguardo raggiunto grazie al digitale, che ha permesso di raccogliere e standardizzare in un unico bacino le lamentele dei singoli, prima rivolte via fax, tramite mail o al telefono a prefettura, Arpa e carabinieri. 

molestie olfattive petrolchimico priolo
Le Saline di Priolo in provincia di Siracusa sono una riserva naturale a due passi dalle ciminiere del petrolchimico più grande d’Europa. © iStock

“A partire dalle segnalazioni pervenute alla web-app Nose, il modello è in grado di fornire, in tempo reale, la migliore approssimazione delle traiettorie compiute dalle masse d’aria, tracciando il loro percorso all’indietro per tre ore”, spiega il professor Paolo Bonasoni, dirigente di ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima di Bologna e responsabile scientifico del progetto Nose. 

Qui entra in gioco la seconda grande novità, la modellistica sviluppata dal Cnr che funziona come un “Gps dell’aria”. Grazie all’incrocio tra le informazioni fornite dai cittadini combinate con il modello meteorologico Moloch, è possibile ricostruire una retro-traiettoria fino a risalire alla sorgente dei miasmi. “Un’informazione cruciale per l’Arpa, che in questo modo può fare dei controlli e intervenire”, aggiunge Bonasoni. 

La tecnologia è complessa ma si concretizza in una procedura molto semplice: una volta raggiunto un numero significativo di segnalazioni per molestie olfattive, l’applicazione innesca dei campionatori (flask o canister) dislocati sul territorio e avvia il campionamento immediato dell’aria. Si tratta di sistemi che consentono il monitoraggio ad alta frequenza temporale chiamati nasi elettronici (e-noses) e Ioms (Instrumental odour monitoring systems). 

Nel giro di pochissimo tempo, gli operatori di Arpa (reperibili giorno e notte) trasportano i contenitori in laboratorio dove il contenuto viene sottoposto all’analisi olfattometrica e chimica. Due passaggi fondamentali senza i quali sarebbe impossibile isolare le molecole odorigene e risalire alla sorgente del cattivo odore.

Uno, nessuno, centomila nasi sorvegliano l’aria

“Senza il coinvolgimento della popolazione tutto questo non sarebbe possibile. È un’operazione di citizen science di cui andare fieri”, continua Bonasoni, “dal lancio della web-app nel 2019 ad oggi siamo a quasi 18mila segnalazioni e nei mesi scorsi il raggio d’azione si è ampliato”. Dopo una prima fase sperimentale nel comprensorio siracusano, sede del polo petrolchimico più grande d’Europa, Nose si è esteso anche nelle Aree ad elevato rischio di crisi ambientale della Valle del Mela e nella macro-area di Catania.

Questo grazie anche all’accoglienza positiva da parte della popolazione, pur non senza difficoltà: “La gente si aspetta di vedere cambiamenti immediati, ma ridurre le emissioni odorigene è un processo lungo che a volte si scontra con la burocrazia e con gli interessi economici. La ricerca scientifica è solo il primo passo”. 

In altre regioni, esistono progetti simili. Basta pensare a Odortel di Arpa Puglia e OdorNet di Arpa Marche, tutte app basate sulla partecipazione civica per monitorare e segnalare alle Agenzie ambientali regionali la presenza di cattivi odori e per determinare l’impatto olfattivo sulla comunità.

Da dove arrivano i miasmi e cosa contengono

“L’80 per cento delle segnalazioni su scala nazionale riguarda gli impianti di smaltimento di rifiuti e di depurazione delle acque come discariche, impianti di compostaggio e stoccaggio dei rifiuti, inceneritori, insieme ai petrolchimici e alle raffinerie. Il restante 20 per cento varia da regione a regione: nella pianura padana, ad esempio, è molto sentito il problema degli allevamenti, mentre in Puglia le problematiche sono spesso legate agli oleifici”. 

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Lo smaltimento dei rifiuti è tra i principali responsabili di inquinamento da odore © iStock

A parlare è Gianluigi de Gennaro, chimico dell’ambiente del Dipartimento di biologia dell’università di Bari e responsabile scientifico della rete di laboratori pubblici “Voc and odor”, eccellenza italiana nello sviluppo di tecnologie per il monitoraggio dell’aria. Insieme al professor Bonasoni e ad un gruppo di scienziati è tra gli autori del libro “Molestie olfattive. Studi, metodi e strumenti per il controllo”, appena pubblicato per edizioni Ets.

Nel capitolo dedicato alle sostanze odorigene, scritto a sei mani con due colleghi dell’università, introduce le principali caratteristiche di quelle che comunemente definiamo “puzze”: “Le caratteristiche dei diversi odori sono associate alle sorgenti. Alcune, come le ammine aromatiche, sono comuni tra diversi impianti di depurazione che si occupano di degradazione di sostanze organiche. Qualificare e quantificare gli odori è però un lavoro complesso perché ciò che percepiamo solitamente è associato ad un bouquet di un centinaio di molecole”. Alcune di queste sono pericolose per l’uomo.

L’odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso.

Italo Calvino

È in gioco la salute di tutti

Mal di testa, bruciore agli occhi e alla gola, difficoltà respiratorie sono solo alcuni dei sintomi segnalati via app dalle persone esposte alle emissioni odorigene. Senza contare lo stress psicologico di vivere sotto la minaccia di masse d’aria irrespirabile non appena gira il vento. Come sostiene il professor Bonasoni, infatti, “il contatto prolungato con queste sostanze è incompatibile con la definizione di salute dell’Oms”, cioè ‘uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale’. Anche in assenza di rischio tossicologico alcuni composti odorigeni sono particolarmente nocivi: parliamo degli idrocarburi non metanici, dell’idrogeno solforato e del benzene, quest’ultimo annoverato come un importante composto cancerogeno secondo lo Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

molestie olfattive mal di testa
Cefalea, bruciori a occhi e gola, difficoltà respiratorie sono alcuni sintomi descritti nella web-app Nose dai cittadini esposti alle emissioni odorigene © iStock

L’Arpa li monitora usualmente, ma non basta. Serve una presa di posizione concreta da parte della legislazione italiana ed europea. “Mancano regole specifiche che fissino i valori limite giornalieri delle concentrazioni di alcuni importanti composti. In parlamento c’è già una proposta di legge che va in questa direzione, va fatto il passaggio successivo”, conclude Bonasoni.  Senza una normativa, è difficile ottenere risultati concreti: molte di queste emissioni odorigene sono di natura industriale o derivano dal trattamento dei rifiuti, per questo risulta importante l’adozione da parte degli impianti delle migliori tecniche disponibili per contenere il carico delle emissioni, convogliate o diffuse che siano. 

Ad aggravare il quadro, la certezza che alcune molecole responsabili delle molestie olfattive stiano inasprendo il riscaldamento climatico. Succede quando, ad esempio, precursori dell’ozono troposferico come gli idrocarburi non-metanici danno vita ad elevate concentrazioni di ozono, considerato uno “Short Live Climate Forcer”, cioè un composto climalterante a vita breve. Ciò conferma che inquinamento atmosferico e clima sono due facce della stessa medaglia e che combattendo i composti inquinanti ne ha beneficio anche il clima, e viceversa.

La collaborazione tra imprese, istituzioni, centri di ricerca e l’adozione di una normativa che tuteli la salute delle persone e dell’ecosistema locale sono l’unica via per garantire il rispetto della qualità della vita, in tutte le sue forme. Diversamente, i cattivi odori che ora ci circondano saranno una madeleine di Proust rovesciata: invece di un pasticcino fragrante che sblocca dolci ricordi del passato, i miasmi delle fabbriche evocheranno tristi scenari del nostro futuro.

 

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