Nell’occhio di Escher

Roma, Musei Capitolini. 22 ottobre 2004 – 23 gennaio 2005

A Roma si tiene la mostra interamente dedicata a Maurits
Cornelis Escher, uno dei più grandi artisti dello scorso
secolo, artista grafico olandese.
Le sue opere rimarranno scolpite come pilastri nella storia
dell’arte, insegnamenti singolari che hanno fatto scuola creando
uno stile unico e personale.

Escher (1898-1972) si occupava della terza dimensione già
molto tempo prima che le innovative figure tridimensionali
realizzate al computer affascinassero il pubblico.

Molti italiani hanno avuto così la possibilità di
ammirare le sue opere in occasione della mostra a lui dedicata
organizzata presso i Musei Capitolini (dietro l’imponente
Campidoglio) dal Comune di Roma in occasione del centenario
dell’Istituto Olandese nella capitale.

Molte opere dell’artista ritraggono alcuni paesi dell’Italia
Meridionale e diversi monumenti Romani; Escher infatti visse in
Italia dal 1924 al 1935.

La predilezione di Escher per il contrasto bianco-nero trova un
parallelo nella preferenza per il principio dualistico all’interno
del suo pensiero.

“Il bene non può esistere senza il male e, se si accetta
la figura di Dio, bisogna assegnare anche al diavolo una posizione
equivalente. Vivo di queste dualità: bianco e nero, giorno e
notte.”

Suggestione. Questa è la sensazione che si prova in molte
delle sue opere, dove la realtà oggettiva viene filtrata
magicamente con la “sua soggettiva sensibilità”.
Il risultato è unico e formidabile, la perfezione razionale
della matematica si fonde magistralmente con la libertà
stilistica della punta di una matita.
Perfette geometrie che servono a trasformare la realtà
lentamente, in modo candido, soffice ma deciso.

Escher guardava spesso il cielo per rilassarsi, pensare e trarre
nuovi spunti…
“La luna è per me il simbolo dell’indifferenza, della
mancanza di stupore che caratterizza la maggior parte degli uomini.
Chi si meraviglia ancora che essa rimanga appesa lassù? Per
la maggior parte della gente essa è una fetta piatta, della
quale ogni tanto manca un pezzo, un cattivo sostituto di un
lampione…”

L’anima di Escher lascia il suo corpo il 27 marzo del 1972
pervadendo il mondo attraverso le sue opere i suoi “mondi
perfetti”.

Antonio Larizza

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