Ostaggi uccisi, raid su ospedali, “domicide”. La situazione a Gaza

L’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza non si arresta. Al voto una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per un cessate il fuoco.

Dopo l’ultimo tentativo, non andato a buon fine a causa del veto posto dagli Stati Uniti, oggi, lunedì 18 dicembre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce nuovamente nel tentativo di far approvare una risoluzione che imponga un “cessate il fuoco umanitario immediato” nella Striscia di Gaza. Il testo chiede infatti che si ponga fine alle ostilità in modo urgente e duraturo”. Ciò al fine di garantire “un accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari”.

Al Consiglio di sicurezza attesa per la posizione di Washington

La situazione della popolazione civile palestinese è, infatti, sempre più drammatica. L’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere parla ormai di sistema sanitario collassato. Il bilancio, in termini di vittime, ha raggiunto ormai i 18.800 morti, la maggior parte dei quali civili, compresi più di cinquemila minorenni, secondo le cifre rese note dal ministero della Salute di Gaza. Anche tre ostaggi israeliani sono stati uccisi “per errore” dall’esercito di Tel Aviv.

Difficile dire, tuttavia, quale sarà la posizione di Washington alle Nazioni Unite. Si sa che la diplomazia americana ha preso parzialmente le distanze dall’alleato di ferro israeliano. Il presidente Joe Biden nei giorni scorsi ha lanciato un avvertimento a Tel Aviv, spiegando che la risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre è talmente brutale da rischiare, per Israele, di perdere il sostegno della comunità internazionale.

“Domicide” a Gaza: danni collaterali o strategia deliberata?

Lo stato ebraico è stato anche accusato di aver pianificato una strategia ben precisa, che risponde al termine “domicide”: la distruzione volontaria di buona parte degli edifici di un territorio. Proprio come Tel Aviv ha fatto nella Striscia di Gaza. E ci si chiede, appunto, se si tratti “solo” di danni collaterali o se la scelta risponda ad una tattica deliberata: rendere inabitabile il lembo di terra che separa la Giordania dal mare. Secondo un’analisi del Guardian, tuttavia, il diritto internazionale non considera ancora il “domicide” come un crimine contro l’umanità.

Gaza
La devastazione a Gaza © Said Khatib/Afp/Getty Images

Nel frattempo prosegue l’invasione di terra da parte israeliana. L’esercito ha fatto sapere, domenica 17 dicembre, di aver scoperto quello che ha definito essere “il più grande tunnel di Hamas”, lungo ben quattro chilometri, comprese varie diramazioni. Secondo una stima effettuata dall’Istituto americano Modern war potrebbero essere presenti circa 1.300 gallerie nella Striscia, che si estenderebbero per 500 chilometri. si tratta, tuttavia, di ipotesi che per ora non possono essere verificate sul campo.

Nuovi bombardamenti sugli ospedali, “sistema sanitario collassato”

I bombardamenti, intanto, continuano incessanti. Domenica, 110 palestinesi sono stati uccisi nei pressi di Jabalya, nella porzione settentrionale della Striscia di Gaza, secondo fonti palestinesi. La situazione negli ospedali è semplicemente catastrofica: nella struttura di al-Shifa, la più grande di Gaza city, secondo quanto indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, si assiste ad “un bagno di sangue”, con centinaia di pazienti feriti che arrivano “ogni minuto”. La stessa Oms ha espresso il proprio “sconcerto” dopo la distruzione dell’ospedale Kamal Adwan, che ha provocato anche la morte di otto pazienti. Vittime sono state registrate anche nella città di Deir al-Balah, nel centro della Striscia.

La distruzione provocata dai bombardamenti di Israele a Gaza
La distruzione provocata dai bombardamenti di Israele a Gaza © Ahmad Hasaballah/Getty Images

Un raid ha inoltre ucciso un agente del ministero degli Esteri francese, presente nei pressi del valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Parigi ha chiesto che “si faccia luce” sull’episodio “nel più breve tempo possibile”.

Papa Francesco condanna un attacco israeliano contro una parrocchia

Di fronte a tale situazione Papa Francesco ha ribadito la necessità di trovare al più presto la via della pace. Il pontefice ha condannato l’attacco effettuato da cecchini israeliani contro una chiesa cattolica a Gaza, nel quale sono morte due donne. “Nella parrocchia della sacra famiglia non ci sono terroristi ma famiglie, bambini, persone malate, portatrici di handicap e religiosi”, ha denunciato Bergoglio.

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