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Israele ha bombardato una “zona umanitaria sicura” di Gaza causando almeno 141 morti
L’esercito israeliano ha compiuto uno dei più brutali attacchi da ottobre a oggi. La giustificazione è che voleva uccidere un leader di Hamas, che però è vivo.
La Striscia di Gaza è un’area di 360 km² di superficie facente parte del territorio palestinese. Affaccia sul mar Mediterraneo e confina con Israele a nord e a est, mentre a sud con l’Egitto. La Striscia di Gaza è di fatto un’exclave del territorio palestinese della Cisgiordania, che si trova più a nord-est. Nella Striscia vivono oltre due milioni di persone, di cui circa la metà rifugiati. Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, centinaia di migliaia di palestinesi dovettero fuggire dalle loro case nell’attuale territorio israeliano – composto dallo stato di Israele e dai territori palestinesi illegalmente occupati da Tel Aviv – e vennero creati dei campi profughi proprio nella Striscia di Gaza. Con il passare dei decenni questi campi sono stati trasformati in spazi più organizzati, con le tende sostituite da strutture solide vere e proprie dove però ancora oggi mancano gran parte dei servizi essenziali. Per il resto la Striscia di Gaza è composta da centri urbani che erano caratterizzati da un’altissima densità urbana, fino a quando il 7 ottobre 2023 è iniziata la violenta offensiva militare israeliana sul territorio, che ha portato allo sfollamento di almeno l’85 per cento della popolazione e alla distruzione di circa la metà degli edifici. Oggi la Striscia di Gaza è un territorio per larghi tratti raso al suolo, in quello che esperti delle Nazioni Unite hanno denunciato come “genocidio” di matrice israeliana. Anche nei decenni scorsi la vita nella Striscia è stata complicata. Il territorio dal 2006 è amministrato dall’organizzazione estremista Hamas, che governa all’insegna del fondamentalismo islamico e nega alla cittadinanza diritti e libertà di base. Allo stesso tempo la Striscia di Gaza è stata definita da organizzazioni non governative come Human Rights Watch una “prigione a cielo aperto”, perché Israele da decenni limita la libertà di spostamento dei palestinesi verso l’esterno.
L’esercito israeliano ha compiuto uno dei più brutali attacchi da ottobre a oggi. La giustificazione è che voleva uccidere un leader di Hamas, che però è vivo.
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