Israele ha spento Al Jazeera

La chiusura degli uffici di Al Jazeera a Gerusalemme Est è l’ultimo atto della guerra che Israele sta conducendo anche contro l’informazione libera. Le reazioni di condanna a livello internazionale sono arrivate immediatamente.

Gli uffici di Al Jazeera sono stati chiusi dalle autorità israeliane, in seguito al voto del governo che ha deciso di applicare, a meno di un mese dal voto del parlamento, la Knesset, la legge che permette di chiudere le sedi locali dei mezzi d’informazione stranieri accusati di essere un pericolo per la sicurezza del paese.

I funzionari israeliani hanno giustificato la chiusura della sede di Al Jazeera in quanto il network con sede in Qatar rappresenterebbe una minaccia, appunto, per la sicurezza dei propri cittadini. Per questo “il canale sarà chiuso in Israele”, ha scritto il primo ministro Benjamin Netanyahu sui social media dopo il voto unanime dell’esecutivo.

L’ordine è stato firmato dal ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi, con la richiesta della chiusura immediata della sede di Al Jazeera in Israele, della confisca delle attrezzature, l’oscuramento del segnale per la ricezione del canale e il blocco dell’accesso ai suoi siti online. Nella serata di domenica, le autorità israeliane hanno fatto irruzione in una stanza d’albergo di Gerusalemme utilizzata da Al Jazeera come ufficio.

La reazione di Al Jazeera alla chiusura

L’emittente qatariota ha reagito alla chiusura dei suoi uffici pubblicando sul proprio sito e sui propri canali social una dichiarazione di condanna per le azioni del governo di Tel Aviv. Nel comunicato si legge che il network “condanna e denuncia con forza questo atto criminale che viola i diritti umani e il diritto fondamentale all’accesso alle informazioni. Al Jazeera afferma il suo diritto di continuare a fornire notizie e informazioni al suo pubblico in tutto il mondo”. Sempre secondo il comunicato, “la continua soppressione della stampa libera da parte di Israele, vista come uno sforzo per nascondere le sue azioni nella Striscia di Gaza, è in contrasto con il diritto internazionale e umanitario“.

Conscia dell’imminente decisione di voler chiudere la sede nei territori occupati dopo le minacce degli ultimi mesi e la legge approvata a inizio aprile, la redazione di Al Jazeera ha fatto registrare in via precauzionale al proprio corrispondente a Gerusalemme Est, Imran Khan, un ultimo servizio: “Se state vedendo questo servizio, allora Al Jazeera è stata bandita in Israele”.

Le reazioni di condanna della stampa internazionale

La chiusura di Al Jazeera è stata criticata da diversi gruppi di difesa dei diritti umani e della stampa. L’Associazione per i diritti civili in Israele (Acri) ha dichiarato di aver presentato una richiesta alla Corte suprema israeliana per l’emissione di un’ordinanza per annullare il divieto, almeno provvisoriamente. Il gruppo ha affermato che le affermazioni secondo cui l’emittente sarebbe uno strumento di propaganda per Hamas sono “infondate” e che il divieto non è tanto legato a problemi di sicurezza quanto piuttosto a “un’agenda politicamente motivata, volta a mettere a tacere le voci critiche e a colpire i media arabi“.

L’Associazione della stampa estera (Fpa), che rappresenta i media stranieri in Israele e nei territori palestinesi occupati, ha esortato il governo israeliano a riconsiderare la sua decisione, affermando che la chiusura di Al Jazeera nel Paese dovrebbe essere “motivo di preoccupazione per tutti i sostenitori di una stampa libera“. In un comunicato, l’Fpa ha affermato che Israele si unisce ora a “un discutibile club di governi autoritari che hanno messo al bando l’emittente”, e ha avvertito che Netanyahu ha l’autorità di prendere di mira altri organi di informazione stranieri che ritiene stiano “agendo contro lo Stato”.

Anche il program director del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), Carlos Martinez de la Serna, ha espresso le stesse preoccupazioni: “il gabinetto israeliano deve permettere ad Al Jazeera e a tutti i media internazionali di operare liberamente in Israele, soprattutto in tempo di guerra“.

Anche l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha chiesto al governo israeliano di revocare il divieto, ribadendo che i mezzi d’informazione liberi e indipendenti sono essenziali per garantire trasparenza e responsabilità.

Ai giornalisti stranieri è vietato l’ingresso alla Striscia di Gaza e lo staff palestinese di Al Jazeera è, ad oggi, l’unico sul posto che possa raccontare al mondo cosa sta succedendo nella Striscia. Gli effetti della chiusura degli uffici di Al Jazeera, però, saranno estremamente negativi per l’accesso all’informazione a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, dove, dal 7 ottobre, giorno degli attacchi di Hamas, si sono intensificate le operazioni delle forze israeliane e le violenze dei coloni nei confronti della popolazione palestinese.

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