“..I frutti maturi ricordano le lampade d’oro delle cattedrali antiche, rifulgono con un luccichio risplendente ai raggi del sole, che trapassano l’ombra delle piantagioni. Dai frutti si spande una luce dorata e incerta che illumina soavemente i piccoli angoli delle piantagioni…Cadono gocce di sole attraverso gli alberi di cacao… Ci sono tutti i toni gialli nella tranquillità del mattino nelle piantagioni di cacao”. Jorge Amado, Cacao Teobroma cacao – “cibo degli dei” – sono stati denominati dal botanico Linneo questi frutti dorati che crescono nella fascia tropicale della terra, tra il 20° parallelo nord e il 20° sud e racchiudono tutta l’energia di un sole che splende tutto l’anno. Presso gli aztechi era una bevanda sacra: un succo amaro e denso, aromatizzato con peperoncino, frullato e servito spumeggiante. “Una tazza di questa preziosa bevanda consente a un uomo di sopportare un’intera giornata di marcia, senza prendere altro cibo”, scrive Cortez, che ne aveva intuito le eccezionali proprietà. Il cioccolato assume l’aspetto e il sapore con cui tutti lo conosciamo – nella versione fondente – nel 1674 in Gran Bretagna e aspetta altri 200 anni per trasformarsi, in Svizzera in cioccolato al latte e per diventare un alimento sempre più amato e diffuso in tutto il mondo. Gli studi sul cioccolato e sulle sue proprietà arrivano dopo, sono recenti, ma nessuno si è mai stupito dei risultati di ricerche e analisi più approfondite: contiene importanti sostanze psicoattive: la teobromina, sedativa della tosse e in grado di prevenire disturbi cardiovascolari e la caffeina, energizzante e revitalizzante. Mangiare cioccolato fa aumentare i livelli di alcuni neurotrasmettitori che inducono le sensazioni di piacere e di benessere: la serotonina – il cosiddetto “ormone della felicità” – attiva nella regolazione del sonno e dell’attività sessuale; l’endorfina, efficace nell’inibizione del dolore; la feniletilamina, la stessa sostanza chimica che il cervello produce quando ci innamoriamo; la difenildantonina, una sostanza antidepressiva; e l’anandamide (da ananda, in sanscrito, “pace”) una sostanza paragonabile al tetraidrocannabinolo, uno dei principi attivi della marijuana. E’ così che dopo essere stato additato per anni come alimento pesante, che fa ingrassare e venire l’acne, ora viene non solo riabilitato – ridimensionando queste accuse una per una – ma anche valorizzato per questi suoi effetti sull’umore, da tempo riconosciuti da tutti gli appassionati di questo “cibo degli dei” in tutte le sue forme.