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I sogni più lunghi e più facili da ricordare sono quelli fatti nelle prime ore del mattino o appena prima di svegliarsi: è bene puntare una sveglia (dal suono discreto) mezz’ora prima del momento di alzarsi.
Alcune persone hanno ogni mattina più di un sogno da raccontare: le donne più degli uomini, forse perché più disposte a dare ascolto anche alla parte meno razionale di se e della vita. Nell’attuale culto dell’efficienza e della produttività, la razionalità è sopravvalutata e le forme di coscienza diverse, come il sogno, la trance, la meditazione, sono considerate inutili. Forse le donne sono ancora un po’ più libere di apprezzare, come avviene in altre civiltà, il prezioso apporto di esperienze straordinarie.
I sogni più lunghi e più facili da ricordare sono quelli fatti nelle prime ore del mattino o appena prima di svegliarsi.
C’è un antico esercizio di yoga del sogno che consiste nel restare immobili nella posizione in cui ci si è svegliati, con gli occhi chiusi, centrati nel proprio cuore.
Si sogna in un emisfero cerebrale, il destro, quello delle immagini e delle emozioni, e ci si risveglia nell’altro, il sinistro, che è quello verbale, logico e razionale. Parlano lingue diverse e incompatibili, per cui al risveglio si deve restare in equilibrio sul ponte che li unisce. La mente dev’essere attenta, eppure rilassata, passiva e attiva insieme. Soprattutto bisogna scegliere di non intrappolarla subito nei problemi concreti della veglia. ‘ utile anche annotare immediatamente immagini, parole chiave, emozione dominante, associazioni mentali.
Cerchiamo di afferrare brandelli di sogno, ma subito si dileguano come carta nel fuoco, come se la coscienza della veglia non consentisse loro di essere. Il meccanismo dell’oblio è stato spiegato da Freud con il concetto di rimozione: serve a proteggere chi sogna da contenuti inconsci inaccettabili. Ci sono anche motivi biochimici e fisiologici per cui non è facile ricordare i sogni.
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