Perché Roma è invasa dai gabbiani, i nuovi padroni della città

La situazione è precipitata dopo la chiusura della discarica di Malagrotta. Da semplice luogo di passaggio, Roma si è trasformata nella loro casa.

Dimenticatevi di Romeo, il micio guascone protagonista degli Aristogatti: il nuovo simbolo di Roma – o forse sarebbe meglio dire, i nuovi padroni – sono i meno romantici gabbiani. Se ne è accorto anche il New York Times, il quotidiano americano che non perde l’occasione per mettere l’accento sui mali che affliggono la Capitale: in un articolo firmato da Jason Horowitz, la testata si chiede come sia possibile che in una grande metropoli europea questi uccelli facciano letteralmente “ciò che vogliono”.

La storia dei gabbiano dagli anni Settanta a oggi

Lo sanno bene i romani, che da qualche anno a questa parte si ritrovano a che fare sempre più spesso (e sempre più da vicino) con questi uccelli di mare. Certo, la Capitale dista solo 30 chilometri dal mar Tirreno, eppure fino agli anni Settanta era praticamente impossibile avvistarli in città. La leggenda narra che il fondatore dell’organizzazione ambientalista Wwf Italia Fulco Pratesi portò allo zoo una gabbianella zoppa trovata nell’isola di Giannutri, e questa richiamò un gabbiano di passaggio che scese ad accoppiarsi. Certo è che, proprio da quegli anni, la discarica di Malagrotta iniziò a diventare una fonte di cibo inesauribile: già, questi uccelli non sono particolarmente sensibili alle bellezze della “città eterna”, vengono piuttosto attratti dalla presenza di immondizia o di attività umane che lasciano cibo in strada.

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E Roma, da questo punto di vista, rappresenta una sorta di grande ristorante aperto 24 ore su 24; una situazione che si è ulteriormente aggravata a partire dall’ottobre del 2013, quando la giunta dell’allora sindaco Ignazio Marino decise (finalmente) di chiudere Malagrotta: oggi i gabbiani cercano cibo nei cassonetti e nei mucchi di rifiuti abbandonati in ogni angolo della città, a partire dal centro storico affollato di turisti e pieno di ristoranti. Da semplice luogo di passaggio, la Capitale si è trasformata nella loro dimora abituale.

Un gabbiano a Castel Sant'Angelo a Roma
Un gabbiano a Castel Sant’Angelo a Roma

Dopo Malagrotta, l’aumento dei gabbiani a Roma è stato esponenziale

“Con i nostri comportamenti – ha spiegato al New York Times Francesca Manzia, direttrice della Lipu, la Lega italiana per la protezione degli uccelli – gli abbiamo fatto capire che Roma è la loro casa, e loro si comportano di conseguenza”. Predatori e aggressivi, si sono ormai ufficialmente “trasferiti” nel cuore di Roma, dove nidificano e si moltiplicano senza aver alcuna paura dell’uomo. Ma quanti sono? Nell’arco di pochi anni, le stime sono passate da 10mila a 40mila unità, perché da ogni coppia nascono almeno due piccoli.

Peraltro il problema non è solo numerico: per il cibo sono disposti a tutto. E quindi capita sempre più di frequente non solo di vederli rovistare con il becco nei cassonetti dell’immondizia, ma anche di trovarli a mangiare carcasse di ratti e piccioni, e persino a rubare il cibo dalle mani degli uomini. Urgono politiche di prevenzione e di dissuasione, perché con i gabbiani gli ultrasuoni utilizzati per allontanare altre specie di uccelli servono a poco: è necessario controllare le nascite per impedire loro di nidificare e ridurre i rifiuti lasciati in strada. È giusto evidenziare come negli ultimi anni problemi analoghi abbiano investito tante altre città di mare, da Livorno a Trieste, fino a Venezia; ma per i romani questa è solo una parziale consolazione.

Tra fantasia e realtà

Nella città di artisti come Giuseppe Gioachino Belli e Alberto Sordi, sono ormai all’ordine del giorno i racconti di strani “incontri ravvicinati”, tra il serio e il faceto. Se il Times riporta le parole della signora Tripi, scacciata dalla propria cucina da un volatile in cerca di cibo, è sotto gli occhi di tutti la scena dello scorso gennaio, quando la colomba lanciata dal Papa riuscì a volare solo per pochi attimi prima di essere attaccata da un gabbiano e da un corvo, davanti ai fedeli attoniti di piazza San Pietro.

E ancora, se il quotidiano statunitense racconta di una curiosa guerra a colpi di arance intrapresa dall’architetto Barbara Nat contro gli indesiderati nuovi vicini, molti romani ricordano ancora un’infelice foto postata nel maggio 2017 sul profilo ufficiale Facebook di Roma Capitale: un gabbiano in primo piano con i Fori imperiali a fare da sfondo, accompagnata dall’hashtag #Buongiornoroma. Le reazioni indignate degli utenti non tardarono ad arrivare: ci fu chi scrisse “Prontissimo a lanciarsi sulla monnezza”, chi “Gli manca er sorcio in bocca” e chi arrivò a incoronare “l’ottavo re di Roma”. Dal 1970 – anno di uscita del film di animazione della Disney – ad oggi, insomma, il panorama urbano è decisamente mutato. Il nuovo simbolo della Capitale sono loro. Romeo se ne farà una ragione.

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