Cammini e itinerari

Selvaggio blu, il trekking per scoprire la Sardegna dei pastori tra mare e montagna

Per molti è uno dei percorsi più belli d’Europa, un trekking non per tutti che permette di esplorare la vera natura dell’isola, tra falesie, mare e monti che regalano panorami ancora selvaggi e incontaminati. La Sardegna romantica dei pastori.

Della Sardegna crediamo di sapere ormai tutto, ma questa isola nel Mediterraneo nasconde angoli quasi incontaminati e selvaggi che la rendono unica e meravigliosa. Un trekking nella zona orientale, delineato nel 1987 e chiamato Selvaggio blu, permette di andare alla scoperta della vera natura della Sardegna, e di lasciarci senza fiato. Per chi desidera scoprire l’anima di questa terra.

Cala Goloritzè, uno dei luoghi del Slevaggio blu
Un arco di roccia a Cala Goloritzè, uno dei luoghi del Selvaggio blu © Google Images

Selvaggio blu, spettacolare ma non per tutti

Si chiama Selvaggio blu e senza dubbio queste due parole descrivono perfettamente la doppia natura di un trekking che si spinge in alcuni dei luoghi più impervi della Sardegna, dall’Ogliastra passando per il Golfo di Orosei, addentrandosi nel cuore del Supramonte. Il blu invece è quello del mare che tappa dopo tappa accompagna chi ha deciso di affrontare questo emozionante percorso. Circa 40 chilometri, se lo si percorre tutto, per un’esperienza che non è per tutti: in alcuni tratti infatti bisogna scalare, essere muniti di corda, avere un’ottima resistenza, così come un buon orientamento, fondamentale in un luogo poco battuto e “segnato” come quello esplorato. In rete riguardo a questo spettacolare trekking si trovano le informazioni più disparate, ma è bene fare chiarezza su alcuni punti fondamentali, soprattutto se si parla di sicurezza. Per questo noi abbiamo parlato con Mario Verin, guida e fotografo che con Peppino Cicalò, architetto di Nuoro, nel 1987 ha “tracciato” il Selvaggio blu.

Non è un caso che una delle persone che ha “reso noto” questo trekking sia un locale: questo territorio infatti è ben conosciuto solo da chi lo abita e lo frequenta quasi quotidianamente. Parliamo quindi di pastori sardi che, come si può immaginare, non hanno alcun interesse a che la loro terra sia “profanata” dagli escursionisti, o di appassionati di montagna, categoria alla quale appartiene invece Peppino Cicalò, istrutture di alpinismo formato proprio da Mario Verin nella scuola che tempo fa dirigeva a Firenze. La comune passione li portò negli anni Ottanta a percorrere più volte insieme questo percorso e a diffonderlo anche ad altri amanti della montagna, del mare, del bello.

“Le terre di cui parliamo solo quelle nei pressi di Baunei – ci racconta Mario – dove noi abbiamo immaginato un percorso che unisse la guglia di Pedra Longa a Cala Sisine, i due estremi di un tratto di costa molto impegnativo. Il nostro scopo era quello di stare il più possibile sulla costa, sulla falesia sul mare, compatibilmente con la difficoltà del tracciato. Nessuno aveva mai pensato di scrivere e di far conoscere questo luogo, che pur dai locali era ben conosciuto. Noi abbiamo solo ripercorso tratti che per i pastori sardi erano consueti ed è per questo che per alcuni aspetti ci sono ancora dei problemi con la gente del luogo che vuole fortemente che questa terra rimanga così, selvaggia e intatta. In realtà però noi abbiamo solamente diffuso un’idea romantica di questo territorio.”

Selvaggio blu
Selvaggio blu è lungo circa 40 chilometri © Google images

Cosa sapere prima di percorrere il Selvaggio blu

Che in molti vogliano addentrarsi in questa zona poco conosciuta dell’isola e percorrere il Selvaggio blu non è strano. Ciò che attende gli escursionisti è un “…incanto di boschi di ginepro e terebinto, macchioni di corbezzolo e lentisco, qua e là mirto ed erica, in un paradiso di monumenti naturali e di silenzi rotti dai campanacci delle capre, dai grugniti dei cinghiali e dal canto notturno dell’assiolo…” come scriveva la locale La Nuova. Un’esperienza magnifica dunque che però può essere tale solo se vissuta con coscienza e in piena sicurezza.

Spesso infatti le guide che si trovano in commercio o in rete, così come le mappe e i tracciati su gps, benché d’aiuto, non sono sufficenti per mettersi in cammino da soli. A dirlo è lo stesso Verin che consiglia di intraprendere il Selvaggio blu solo con una guida. Una delle più grandi difficoltà ci spiega è quella di non perdersi, di trovare la strada, più ancora di essere preparati a scalare o a sopportare grandi dislivelli. Quindi, per quanto si possa essere allenati e preparati, il fatto che il percorso non sia tracciato, costituisce l’incognita dell’impresa.

Altro aspetto di cui tener conto è quello che si dorme all’aperto e occorre portare con sé tutta l’acqua necessaria a dissetarsi: nel tragitto infatti non ci sono luoghi dove potersi procurare acqua e ciò significa un aumento notevole del peso da trasportare.

Possiamo dire quindi che la bellezza di questo trekking è direttamente proporzionale alle precauzioni che è bene prendere prima di mettersi in cammino, soprattutto se si intende, incautamente, percorrerlo da soli. Il nostro consiglio è quello di informarsi con accuratezza, utilizzando i materiali prodotti da chi il Selvaggio blu l’ha, oltre che nominato e reso famoso, percorso più e più volte. A 24 euro è in vendita “Guida ai sentieri di Selvaggio Blu” 41 itinerari e due trekking (tra cui il Selvaggio Blu), con cartografia 1:15000 inedita realizzata proprio da Mario Verin, Giulia Castelli e Antonio Cabras (tutte le informazioni di cui avete bisogno si trovano a questo link).

La durata e le tappe del Selvaggio blu

Anche in merito alla lunghezza e alla divisione delle tappe ci sono varie versioni on line: in realtà, nell’idea dei due “inventori” del Selvaggio blu, i 40 chilometri circa sono suddivisi in solo quattro tappe e non sette come spesso si trova scritto. Solo la prima è in parte un percorso accessibile a tutti, mentre le altre presentano da subito notevoli difficoltà e durate ampie.

Oggi le associazioni locali che numerose organizzano il trekking accompagnando i turisti/escursionisti, lo propongono suddiviso in sette tappe e quindi in una settimana, questo per renderlo più adatto a un maggior numero di appassionati. Importante è assicurarsi che le persone a cui ci si affida in quest’avventura, abbiano le carte in regola per farlo: parliamo di assicurazioni e certificazioni in particolar modo.

Selvaggio blu è certamente un’esperienza unica da vivere in Sardegna tra mare e montagna ma non è certo da percorrere a tutti i costi.

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