Sherlock, crowdfunding da sogno per l’antifurto per bici made in Italy

Sherlock inaugura un crowdfunding per raccogliere 80mila euro. Obiettivo: lanciare l’antifurto per bici hi-tech e made in Italy a Londra e in tutta Europa.

Sherlock, la start-up che promette di salvarti la bici dai furti con l’uso delle nuove tecnologie, comincia una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Indiegogo proprio nei giorni in cui sarà presente a Londra, in occasione dello Spin cycling festival dal 20 al 22 di maggio.

Una raccolta fondi ambiziosa per la start-up di Torino che ragiona in chiave internazionale: trenta giorni alla ricerca di ben 80mila euro per poter produrre su scala l’antifurto high-tech per le biciclette.

team sherlock
La squadra al 50 per cento femminile dell’antifurto Sherlock

L’avvio del crowdfunding è incentrato per reperire le risorse per poter passare dal prototipo al prodotto finale, con la realizzazione di stampi, l’avvio di produzione, la certificazione.

“Ci sarà una quantità limitata di prodotti a prezzo scontato per i primi donatori. Così si può avere uno dei primi Sherlock a condizioni vantaggiose, – spiega a LifeGate Pierluigi Freni, amministratore della start-up torinese – un modo anche per ringraziare chi ci sta sostenendo moralmente e vuole farlo anche in maniera fattuale”.

Sherlock, prima del crowdfunding l’esperienza a Londra

Londra è diventata un po’ come una seconda casa per il progetto dei giovani torinesi che hanno ideato Sherlock. Dove sono stati una settimana come partecipanti di un corso intensivo del Launchpadx di Google, l’acceleratore per le start-up del Campus London. Qui hanno imparato alcuni trucchi del mestiere e come trovare più facilmente il segmento di mercato ideale per rendere remunerativa la produzione di Sherlock.

Una settimana in cui sono stati seguiti dai mentors (mentori) di Google e in cui hanno lavorato tanto per riuscire a portare a casa gli approcci metodologici più utili e alcune riflessioni.

Vista la loro accoglienza alla House of commons, la Camera dei deputati del Regno Unito, gli abbiamo chiesto della loro esperienza inglese: “È andata molto bene come iniziativa, i riscontri sono molto buoni anche dai ciclisti e dagli utenti finali che ci hanno visitato in stand, ci hanno chiesto se potevano pagare con carta di credito, un fattore fondamentale di spinta per andare avanti”.

Abbiamo chiesto a Pierluigi Freni del loro futuro rapporto sia con la Gran Bretagna che con l’Italia, ecco cosa ci ha risposto:

Il ciclista inglese ha delle abitudini sull’uso della bici più in linea con il nostro target, spendono di più per la bici e per la  sicurezza. Nella City di Londra, il quartiere finanziario, alle otto di mattina ci sono un sacco di persone in bici anche sportivi, con zainetto in spalla, una doccia a lavoro e si cambiano i vestiti.

In Italia i numeri più piccoli ma in crescita, anche se un po’ indietro rispetto al Nord Europa. L’impostazione e la produzione la stiamo pensando per realizzarla in Italia e nel torinese, a livello industriale è presente l’indotto Olivetti sul territorio dove sono ancora presenti competenze, infrastrutture e macchinari. Quando si lancia un prodotto nuovo avere i produttori vicini è più efficace e si ottimizza la produzione. Vogliamo avere anche l’orgoglio di riuscire a mantenere l’attività in Italia e generare lavoro in Italia.

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