Voglio una ruota, le donne che preferiscono la bicicletta a una ros

Può un oggetto apparentemente innocuo come la bicicletta essere complice di una rivoluzione? Questa è la domanda che pongono sul sito del documentario Voglio una ruota, in quanto l’invenzione della bicicletta, oltre ad aver facilitato il diritto alla mobilità, ha anche favorito l’emancipazione femminile tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Voglio una ruota è

Può un oggetto apparentemente innocuo come la bicicletta essere complice di una rivoluzione? Questa è la domanda che pongono sul sito del documentario Voglio una ruota, in quanto l’invenzione della bicicletta, oltre ad aver facilitato il diritto alla mobilità, ha anche favorito l’emancipazione femminile tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.

Voglio una ruota è un progetto della regista Antonella Bianco: la storia di come la bicicletta ha cambiato le donne e di come le donne hanno cambiato la bicicletta.

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Si tratta di un documentario di cinquanta minuti a tecnica mista (illustrazione e interviste) sull’emancipazione della donna e sul ciclismo femminile. Per le donne non è stato facile battersi contro il conformismo, come quando nel 1924 Alfonsina Strada decise di gareggiare con gli uomini al Giro d’Italia. Ora esiste il Giro Rosa ma le donne non vengono riconosciute come professionistiche, sono costrette a gareggiare come dilettanti come se il ciclismo femminile fosse una versione inferiore di quello maschile. Per questo, racconta Voglio una ruota, ci sono atlete come Anna Trevisi che si battono per avere il giusto riconoscimento e maggiori diritti. Per non parlare del sogno realizzato dall’etiope Eyerusalem Dino Keli di poter realizzare una carriera da ciclista in Italia.

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Purtroppo la bicicletta è ancora oggi vietata alle donne in molti paesi, per legge o di fatto. Come accade in Afghanistan e come ci racconta Voglio una ruota con la storia delle ragazze egiziane del gruppo GoBike  che quotidianamente sfidano una legge non scritta che considera inappropriato per una donna andare in bicicletta.

Queste sono solo alcune delle motivazioni che hanno spinto Antonella Bianco a realizzare un documentario di questo genere. A fine settembre partirà anche una campagna di crowdfunding su Indiegogo per chiedere un finanziamento dal basso che possa permettere al progetto di poter proseguire nella diffusione.

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