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I tapiri hanno nasi prensili, sono indispensabili per la salute della foreste e sono una “specie ombrello”. Ecco alcune informazioni su questo animale raro e antico.
Il tapiro è un animale davvero buffo, sembra il bislacco incrocio tra un cinghiale e il formichiere, con il corpo tozzo del primo e il naso allungato del secondo. Per indicare lo scarso acume da noi si usa la parola “asino”, mentre in Brasile agli stolti viene affibbiato l’epiteto di “tapiro”. In Italia invece l’animale è perlopiù associato al “tapiro d’oro”, premio satirico dalla connotazione negativa assegnato da una trasmissione televisiva. Eppure questi grandi erbivori sono animali straordinari e dall’elevata importanza biologica. Ecco dieci motivi che vi faranno guardare i tapiri con più rispetto.
Questi animali risalgono all’Eocene, periodo geologico compreso tra 58 e 27 milioni di anni fa, si ritiene si siano evoluti poco rispetto ai loro antenati e sono sopravvissuti a diverse ondate di estinzione. Oggi sopravvivono quattro specie di tapiro: il tapiro di montagna (Tapirus pinchaque), il tapiro di Baird (Tapirus bairdii), il tapiro americano (Tapirus terrestris) e il tapiro dalla gualdrappa (Tapirus indicus). Le prime tre specie hanno il manto bruno e vivono nelle foreste tropicali dell’America Meridionale, mentre l’ultima è di colore bianco-nero ed è diffusa nel Sud-Est asiatico.
I tapiri si riproducono molto lentamente, hanno un periodo di gestazione di 13-14 mesi e partoriscono solo un cucciolo alla volta. Questa “lentezza” potrebbe condannare i tapiri, minacciati dalla deforestazione e dalla caccia, se la popolazione dovesse subire un declino significativo è molto improbabile che possa riprendersi.
Possono pesare fino a 300 chili. Grazie alla loro stazza i tapiri possono fare leva sugli alberi per raggiungerne i frutti. Sono animali docili per natura, ma possono attaccare se si sentono minacciati, soprattutto una femmina con i cuccioli. I tapiri sono creature notturne, trascorrono il giorno a dormire nelle fitte macchie boschive e si svegliano nel pomeriggio per mangiare.
Le abitudini notturne del tapiro e la sua predilezione per le zone di giungla più impervie fanno sì che sia difficile studiare sul campo questi animali. Tutt’oggi non si sa molto dell’etologia di questi mammiferi e molti dati sono stati raccolti da esemplari in cattività.
I tapiri coprono grandi distanze, attraversano habitat differenti e “creano” un collegamento tra le varie zone della foresta. Ingoiano i semi della frutta, camminano a lungo e defecano lungo i loro percorsi, disperdendo i semi e favorendo la creazione di un flusso genetico vegetale tra gli habitat. Non sono gli unici animali a farlo ma mangiando enormi quantità di frutta, distribuiscono un’elevata quantità di semi. La struttura delle foreste sarebbe molto diversa senza i tapiri.
Con questo termine si indica una specie che si posiziona al vertice di una catena trofica e la cui protezione implica la conservazione dei livelli trofici sottostanti. I tapiri occupano vasti areali e condividono l’habitat con molti altri animali, ciò significa che se si protegge l’habitat del tapiro si tutelano molte altre specie.
Questi animali sono caratterizzati da una protuberanza sul labbro superiore, simile ad una piccola proboscide. Questo organo prensile viene utilizzato dai tapiri per afferrare foglie e frutti, come boccaglio quando si trovano in acqua per sfuggire dai predatori o semplicemente per rinfrescarsi.
I tapiri sudamericani sono presenti in tutto il Sud America. Data la loro ampia distribuzione la gente pensa che i tapiri siano molto numerosi, ma in realtà, i vari biomi che occupano non sono collegati. Il loro habitat viene distrutto costantemente e di fatto esistono solo piccole popolazioni isolate di tapiri in Sud America. Eppure ogni anno gli ambientalisti devono fare pressione per mantenere il tapiro sudamericano sulla Lista Rossa Iucn delle specie minacciate.
Recenti studi delle pratiche venatorie degli indigeni dell’Amazzonia hanno rivelato che le aree immediatamente circostanti agli insediamenti delle comunità sono prive di mammiferi. In luoghi nei quali ancora la deforestazione non è arrivata non si trovano tapiri, pecari o aguti, decimati dalla caccia.
Da piccoli i tapiri sono scuri e coperti da strisce longitudinali e macchie gialle e bianche sul corpo e sulle zampe, un po’ come i piccoli cinghiali. Questo manto serve a mimetizzarsi per eludere i predatori e viene sostituito dalla livrea adulta dopo cinque o sei mesi. I cuccioli rimangono con la madre per circa 12-18 mesi dopo la nascita.
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