
Il noto brand veneto, Stefanel, ha presentato la sua collezione autunno/inverno 2020 durante la scorsa fashion week: ispirata all’Italia, è il primo passo di un percorso per rendere il marchio sostenibile.
Arriva un nuovo tessuto realizzato con la fermentazione batterica della birra che ha dato vita a un abito sostenibile, e al tempo stesso trendy.
Lo scienziato creativo Gary Cass, titolare dell’azienda australiana Nanollose, ha inventato un nuovo materiale che potrebbe cambiare per sempre l’impatto ambientale dell’industria dell’abbigliamento. Si tratta di una fibra tessile derivata dalla naturale fermentazione microbica della birra, in grado di sostituire perfettamente il cotone nella realizzazione di abiti.
L’invenzione di questo tessuto deriva dall’esigenza di ridurre le cattive abitudini che ancora persistono attorno alla coltivazione del cotone. Utilizzo di pesticidi e innumerevoli quantità di acqua rendono, infatti, la produzione di cotone un’attività impattante per l’ambiente e rischiosa per i lavoratori, che vengono esposti a sostanze dannose per la loro salute.
“Cambiare potenzialmente il modo di produrre e indossare prodotti tessili” è la missione di Nanollose che lotta in prima linea per il raggiungimento di un pianeta più ecosostenibile. E a sposare questo progetto guidato da Gary Cass ci ha pensato anche la fashion designer Donna Franklin che, con le sue doti artistiche, ha contribuito alla realizzazione di un abito sostenibile di cellulosa microbica ottenuta dalla fermentazione della birra.
I due precursori di una nuova moda sostenibile hanno iniziato la loro collaborazione, sotto il nome di “Micro’be fermented fashion”, nel 2012 con la creazione di un vestito di vino rosso.
Il progetto, però, non ebbe grandi successi a causa del cattivo odore di musto che traspirava dal tessuto utilizzato. Quest’anno, allora, in seguito alla scoperta di un rimedio che rimuove l’afrore, ci hanno voluto riprovare con un “beer dress” ottenendo un risultato talmente incredibile da guadagnarsi una partecipazione esclusiva a Expo 2015.
È arrivato il momento di trovare una soluzione ai maltrattamenti ambientali inferti dall’industria tessile. Ma, soprattutto, è ora di dare fiducia a tecniche innovative che potrebbero rivelarsi un toccasana per la salute del mondo intero.
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