Agenda 2030, meno 5 anni: siamo in ritardo, serve una “governance anticipante”

Sono passati 10 anni da quando l’Onu ha fissato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inizia il countdown: ASviS fa il punto della situazione.

  • Siamo entrati nell’ultimo terzo del tempo utile per raggiungere i 17 Obiettivi fissati dall’Onu nel 2015: solo il 18 per cento di essi è in linea con le previsioni.
  • Il clima politico non è dei più incoraggianti per la sostenibilità, ma i sondaggi mostrano che i cittadini italiani ed europei credono ancora nella validità degli obiettivi.
  • ASviS continua la sua campagna per una Valutazione di Impatto Generazionale da inserire in tutte le leggi, così da allungare lo sguardo verso le prossime generazioni.

A dieci anni dall’adozione dell’Agenda 2030, e con soli cinque anni rimasti per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, il bilancio è in chiaroscuro: alcuni progressi ci sono stati, ma le crisi globali – pandemia, guerre, emergenza climatica e tensioni economiche – hanno rallentato o compromesso molti dei risultati attesi. È il messaggio emerso durante l’ASviS Live “10 anni dell’Agenda 2030: progressi, ostacoli e prospettive future”, organizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con istituzioni italiane e internazionali.

“Le sfide che abbiamo di fronte impongono di adottare una governance anticipante, capace di assumere il futuro come criterio guida delle decisioni presenti”, ha affermato Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, ricordando che l’Italia sta introducendo la Valutazione di Impatto Generazionale delle nuove leggi, “ma non basta: il futuro va messo al centro dell’educazione e della ricerca, per coinvolgere tutto il Paese nella costruzione di una società più giusta e sostenibile”.

I cittadini credono ancora nell’Agenda 2030

A meno 5 (anni) dalla fine del countdown, solo il 18 per cento degli obiettivi dell’Agenda 2030 è in linea con le previsioni, mentre quasi la metà procede troppo lentamente e oltre un terzo è fermo o arretrato. A livello globale crescono disuguaglianze, conflitti e crisi ambientali, che mettono a rischio interi ecosistemi. Ci sono anche progressi: il 95 per cento della popolazione mondiale ha accesso alla banda larga mobile, le energie rinnovabili sono cresciute dell’8,1 per cento annuo negli ultimi cinque anni e l’accesso alle cure ha evitato oltre 20 milioni di morti legate all’Aids in tre decenni. Ma gli obiettivi più critici riguardano fame, istruzione, lavoro dignitoso, modelli di consumo e produzione sostenibili, mentre la salvaguardia degli oceani peggiora a causa di plastica, CO₂, acidificazione e pesca eccessiva, con effetti gravi sulla biodiversità.

In generale il vento politico che soffia, soffiato dalla presidenza Trump negli Stati Uniti, non promette nulla di buono. Un sondaggio condotto da UN Global Compact Network Italia, l’organizzazione che promuova la realizzazione degli obiettivi, mostra però come l’opinione pubblica europea creda ancora fortemente nell’Agenda 2030: l’80 per cento dei cittadini ritiene che lo sviluppo sostenibile debba essere una priorità per governi e Ue, il 73 per cento lo vede come leva di competitività per le imprese. Ma in maniera realistica, solo il 37 per cento pensa che la maggior parte degli obiettivi possa ancora essere raggiunta entro la scadenza. “La maggioranza degli europei indica lo sviluppo sostenibile come priorità – ha ricordato Filippo Bettini, presidente di UN Global Compact Network Italia – ma la transizione sarà possibile solo con regole proporzionate ed efficaci, capaci di coinvolgere anche le imprese”.

Ed è qui che entra in gioco l’altra ricerca illustrata in occasione dell’evento, quella promossa da WeWorld e Mani Tese, che segnala che, nel panorama italiano, l’85 per cento degli intervistati chiede leggi vincolanti per obbligare le grandi imprese a prevenire danni a persone, ambiente e clima, anche se questo comporta maggiori costi. Tre italiani su quattro, inoltre, sono convinti che non possa esserci competitività senza diritti umani e tutela dell’ambiente.

Il Future Paper: una governance anticipante per l’Italia

Proprio per dare concretezza a questa visione, l’ASviS ha presentato il Future Paper Una governance anticipante per l’Italia. Il documento propone riforme da attuare entro il 2027 per integrare lo sguardo al lungo termine nelle politiche nazionali: creare strutture di strategic foresight per analizzare scenari e segnali deboli, introdurre (attraverso un disegno di legge sulla semplificazione normativa attualmente in esame) la Valutazione di Impatto Generazionale per tutte le nuove leggi, istituire autorità indipendenti a tutela delle future generazioni e formare la Pubblica amministrazione a una cultura del futuro. Tra le proposte più innovative figura un’“Assemblea Nazionale sul Futuro” per coinvolgere cittadini e giovani nella progettazione del domani.

L’ASviS sottolinea che queste riforme si collegano direttamente alla riforma dell’articolo 9 della Costituzione italiana, che ha inserito la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle generazioni future. “La Costituzione ci impone di tutelare gli interessi delle future generazioni. I giovani devono essere protagonisti di questo processo”, ha ribadito Giulia Di Donato, co-autrice del Future Paper.

La riflessione sull’Agenda 2030 si inserisce in un contesto più ampio: “Ha rappresentato, sin dal suo lancio, uno strumento di grande ambizione per orientare le scelte degli Stati nei percorsi di crescita sostenibile”, ha spiegato Maurizio Massari, rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite, ricordando l’impegno del nostro Paese su temi come istituzioni trasparenti, sistemi alimentari sostenibili e sicurezza alimentare. Un ruolo decisivo lo hanno anche università e ricerca, ha ricordato Patrizia Lombardi, co-presidente del Sustainable Development Solutions Network Italia: “Le crisi recenti hanno reso evidente quanto sia urgente educare al futuro, sviluppando competenze e responsabilità capaci di orientare scelte individuali e collettive verso la sostenibilità e la giustizia tra generazioni”. Per Pierluigi Stefanini, presidente di ASviS, la chiave è trasformare il futuro in un criterio guida: “Solo così potremo coniugare prosperità economica, coesione sociale e tutela dell’ambiente. È una responsabilità collettiva, che richiede visione, coraggio e coerenza”.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati